
Fausto Marchetti, leader della Curva “Davide Pieri“, imprenditore e sponsor
Monza – “Noi questa sera tiferemo comunque per il Monza e saremo lì, in curva, per una stagione che si profila davvero faticosa, basti pensare che nel giro di pochi giorni ci attendono le trasferte a Bari, Avellino e Palermo. Perché alla fine gli ultras sono quelli che ci sono sempre. Gli altri, non so... da questo punto di vista la Serie A è stata un’occasione sprecata”.
Fausto Marchetti mastica amaro. Dalla sua posizione di imprenditore, ex calciatore (del Monza), sponsor e leader della Curva Davide Pieri è un misto fra lucida delusione e scarne speranze.
“La stagione passata è stata disastrosa e ancora non è stata praticata quella netta frattura che a mio modo di vedere sarebbe l’unica maniera per uscirne da quel modello fallimentare”.
Negli occhi la prima uscita stagionale poco felice con l’eliminazione in Coppa Italia.
“Capitan Pessina, Colpani, Izzo, Dany Mota, Petagna, Caprari… troppi giocatori con le valigie in mano e che hanno dimostrato di non avere alcuna intenzione di volersi riscattare dopo una stagione terribile come quella della retrocessione. Giocatori che si sentono di Serie A ma che forse non lo sono. E su Ganvoula stendiamo un velo pietoso... Non a caso le uniche cose positive si sono viste quando sono entrati in campo alcuni dei nuovi ragazzi venuti in Brianza con l’intenzione di mettersi in mostra”.
Non siete voluti andare agli allenamenti aperti, prima li invocavate.
“E ci hanno ascoltato, ma la nuova società al momento non si è ancora presentata, non ha spiegato quali sono i suoi progetti, non ha nemmeno presentato la squadra alla città. E nemmeno noi allora stiamo andati come ultras agli allenamenti aperti. C’è stata qualche dichiarazione di Nicolas Burdisso, il nuovo direttore sportivo, che fa ben sperare ma non basta”.
La rottura fra società e tifoseria arriva da lontano.
“Negli ultimi tre anni non è stato fatto nulla per avvicinare la città e i tifosi. Si è preferito accentrare tutto sullo storytelling costruito da un’unica persona, Adriano Galliani, su se stessa, e infatti non appena è venuta a mancare la sua presenza ed è sparito, anche la squadra si è sciolta”.
In campo vanno i giocatori.
“L’atteggiamento visto spesso in campo da parte di quei giocatori rimasti dallo scorso campionato solo perché prigionieri di contratti impossibili e dalle cifre esagerate che impediscono di avere un mercato è figlio di quelle scelte scellerate. Non si è creata alcuna simpatia nei confronti di questa squadra, si è badato solo ai risultati sportivi del momento. E quando sono venuti a mancare questo è stato il risultato. Perché il calcio non è e non può essere solo quello. I giocatori devono dimostrare attaccamento alla maglia, la passione nata giocando sulle strade, le magliette sudate non sono solo retorica, si è perso quel patrimonio di entusiasmo che si poteva cavalcare dopo essere arrivati in A. Il risultato è stato imbarazzante”.
Aspettative?
“Una stagione negativa nel calcio è normale, ci può stare, a Monza ne abbiamo vissute tante, ma vedere in campo giocatori svogliati alla prima partita della stagione no. Chi non ha voglia di restare a Monza è pregato di andarsene, questo è l’unico messaggio che può arrivare dalla curva. In campo vogliamo vedere gente che ha voglia di combattere. Il rispetto per i tifosi è la cosa più importante”.
All’apertura della campagna abbonamenti si è registrato un calo vertiginoso di spettatori, ma non in curva.
“Non mi stupisce, chi era saltato sul carro dei vincitori è sceso immediatamente. Per alcuni dei giocatori rimasti dalla scorsa stagione provo pena. Il loro nome non resterà nella storia di questa squadra”.
A settembre dovrebbe esserci il “closing“, col passaggio di consegne da Fininvest agli Americani.
“Speriamo che passi a tutti la ‘gallianite’. Anche perché siamo già in ritardo”.