STEFANIA TOTARO
Monza Brianza

Seregno, ragazza pakistana rifiuta il matrimonio combinato: genitori e fratello a processo

I familiari volevano che sposasse un cugino ma lei si è ribellata. La Procura aveva chiesto l'archiviazione, invece la gip ha imposto l'imputazione coatta

Tribunale di Monza

Tribunale di Monza

Seregno (Monza Brianza), 9 maggio 2024 - “Io non sarei riuscita a sottrarmi, avevo tutti contro, anche mia zia che vive a Londra. Mi dispiace per i miei familiari che mi hanno sempre trattato come una principessa e per sottrarmi alla cultura del mio Paese di origine, ma io non accetto un matrimonio combinato”.

Con queste parole una ragazza pakistana di 18 anni ha descritto ciò che stava vivendo a casa sua a Seregno quando ha cercato di opporsi al matrimonio forzato con un cugino, che i suoi genitori volevano imporle con la complicità del fratello maggiore. Ora per tutti e tre la giudice del Tribunale di Monza Angela Colella ha disposto che vadano a processo per tentata induzione al matrimonio.

Da quando aveva 13 anni, è emerso, la famiglia della ragazza stava lavorando a questa unione, nonostante lei non fosse d'accordo. “Potrai studiare e fare quello che vorrai, ma solo se sposi lui”, le parole dei suoi genitori. A capire che qualcosa non andasse sono stati gli insegnanti della ragazza, i quali hanno notato segni di autolesionismo sul suo corpo e hanno allertato i servizi sociali. Il progetto di matrimonio combinato sembrava accantonato fino al 2022, quando il padre parla di preparativi e alla giovane vengono prese le misure per l’abito nuziale. A febbraio 2023 una telefonata fra il padre e lo zio in cui lo zio si lamenta dell’ostilità di sua figlia all’idea di contrarre a sua volta un matrimonio forzato. E’ in quel momento che la ragazza sente le parole del papà: “Se si oppone chiama me...ci penso io con due colpi. Non importa se vado in carcere”.

A quel punto la giovane chiede di essere trasferita in una comunità protetta per sottrarsi alle nozze e da allora non ha più voluto avere contatti con la sua famiglia. «Sono contenta che il giudice abbia manifestato sensibilità per questi temi - ha detto l'avvocato Lucilla Tassi che rappresenta il Comune di Seregno che ha la giovane a carico - lei ora è in una località protetta, dopo aver ricevuto ampio sostegno dai servizi sociali, ora si merita il futuro che desidera».

La Procura di Monza aveva chiesto l'archiviazione. “La scelta della famiglia di organizzare il suo matrimonio non è mai stata caratterizzata da metodi costrittivi o minatori, ma di trattarla come una principessa e darle un futuro migliore, seppur la giovane ha sempre sentito le scelte familiari frutto della loro appartenenza culturale come lesive della sua libertà”. Ma la giudice ha respinto la richiesta di archiviazione e disposto per i familiari della ragazza l'imputazione coatta.