Il Boccaccio ha appena celebrato vent’anni. Ha occupato almeno 13 volte e altrettante è stato sgomberato. È il centro sociale di Monza. Ilaria Salis lo frequentava, considerato anche il fatto che a fondarlo erano stati parecchi ex compagni del liceo classico Zucchi.
A parlare è un ex studente dello Zucchi, Matteo Peri, oggi regista di documentari, che firmò il primo atto costitutivo del Collettivo Monzese, il think tank da cui sarebbe scaturito tutto. "Ho conosciuto Ilaria, quando ero rappresentante d’istituto mentre lei era appena entrata allo Zucchi ed era rappresentante della sua classe". Il centro sociale è però tutt’altra cosa. "Il Boccaccio è diretta emanazione delle forze e delle idee di molti rappresentanti e studenti dello Zucchi.
Ci eravamo uniti in una impresa transgenerazionale, con almeno 15 anni di Zucchi raccolti insieme a riflettere su come poter mettere in atto un’opera sociale che potesse aiutare la coscienza civile di Monza. Ci ritrovammo tutti in una manifestazione a Milano per commemorare la Strage di Piazza Fontana, un 12 dicembre: parlando fra noi vecchi rappresentanti d’istituto dello Zucchi, e quelli nuovi in carica in quel momento, è nata la prima scintilla, l’idea di fare qualcosa di concreto per Monza, che poi è sfociata nel Collettivo. Ci ritrovavamo in via Crispi a Monza".
Cosa volevate?
"Spazi per i giovani, a Monza non ce n’erano. Sento come mia la prima responsabilità concettuale di aver lavorato per fondere le varie generazioni di rappresentanti dello Zucchi. Da quella manifestazione nacquero le prime riflessioni su cosa volevamo fare per Monza che sono diventate poi il collettivo. Mi fu chiesto di mettere la firma numero 1 sullo statuto del collettivo a cui stavamo dando vita. Al contempo alcuni rappresentanti di istituto del liceo Zucchi di quell’ anno erano molto propositivi, avevano le idee chiare, e sarebbero stati una forza fondamentale del futuro progetto del centro sociale". Poi arrivò l’occupazione, nel luglio 2003, all’ex Macello. "La prima uscita pubblica, due serate di concerti per i giovani, arrivati da tutta la Lombardia, ma soprattutto la prima presentazione del nostro sogno di poter creare uno spazio sociale per la nostra città".
L’ evento durò in totale tre giorni, con la presenza di una delegazione del Comune a trattare, fra cui l’attuale sindaco Paolo Pilotto, professore di religione proprio allo Zucchi. "Tutta questa opera concettuale preparatoria, durata un intero anno di riflessione del collettivo, avrebbe dato vita al Boccaccio, con la successiva occupazione dell’ex tintoria". Ilaria Salis compare lì per la prima volta… "Ma io me ne ero già andato".
Perché?
"Lasciai quell’ esperienza prima che si occupasse, in quanto credevo con tutte le mie forze che la richiesta di spazi per i giovani monzesi dovesse essere fatta in una cornice di assoluta legalità, per avere la massima ricaduta positiva possibile sulla cittadinanza. L’ esperienza sociale del collettivo continuò poi in un alveo più simile all’ esempio dei centri sociali milanesi".
Ilaria Salis fu davvero tra i fondatori del centro sociale? "
Forse, ma non c’era quando nacque il Collettivo Monzese. Addirittura nelle prime declinazioni l’occupazione era un’ipotesi minoritaria rispetto all’idea di chiedere spazi per i giovani per ritrovarsi. Ma i contatti che avemmo con il Comune non andarono a buon fine". E si arrivò all’occupazione. "Ilaria e il “Teatro alla Scala Pericolante”, dove recitava e mise in scena le Troiane di Euripide, credo siano arrivati molto dopo, ad opera totalmente già compiuta".