
Sergio Mattarella nell'incontro della Giornata contro la violenza sulle donne
Besana (Monza e Brianza) 30 novembre 2017 - Era solo un’adolescente quando è stata violentata in classe. È successo otto anni fa. Una violenza rimasta impunita, che Stella ha voluto raccontare in una lettera indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E affidata alla scrittrice Cristina Obber, che sabato scorso in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne ha partecipato a Montecitorio all’incontro con la presidente della Camera Laura Boldrini.
Stella abita in Brianza e ora è una donna sposata, che ha ricominciato a vivere, chiedendo però giustizia. "Avevo 15 anni, Presidente. Frequentavo la prima liceo artistico a Besana Brianza", inizia così, prima di raccontare l’inferno: "Un giorno durante l’assemblea di classe, senza insegnanti presenti, un gruppetto di tre compagne e un compagno cominciano a farmi il solletico e mi spingono contro la parete dell’aula. Ridono, rido anche io, mi ritrovo a terra. A quel punto le tre ragazze mi immobilizzano braccia e gambe e il ragazzo mi alza la maglia e poi il reggiseno, e sento freddo, e poi mi sbottona i jeans, li abbassa. Io ho smesso di ridere ma non riesco a liberarmi. Vedo le facce degli altri compagni che guardano allibiti tutti intorno ma nessuno mi aiuta. Mi dimeno, ma loro sono più forti e il ragazzo mi abbassa anche le mutande. Non capisco cosa stia succedendo. Mi tocca il seno. Quando la sua mano fa per scendere riesco a tirare fuori una forza che mi sembra sovrumana e mi libero dalla presa. Scappo nel bagno della scuola in lacrime e telefono a mia madre. Lei arriva, andiamo dalla preside; io sono in stato confusionale, una prof mi ha soccorsa vedendomi in lacrime, disperata. La preside cerca di minimizzare e ci chiede di non denunciare. Io non so che fare, sono terrorizzata, mi fido di mia madre e andiamo dai carabinieri". L’orrore, una riga dopo l’altra.
La giustizia italiana ha fatto il suo corso, lentamente con una sentenza che ha il sapore amaro della beffa. "Otto anni per una sentenza, Presidente, otto anni. Otto anni per sentirci dire che quelle ragazze e quel ragazzo erano nell’età della stupidera e non si erano resi conto di quello che avevano fatto e che qualche mese di attività di volontariato avrebbe sistemato tutto. Nessun risarcimento – continua il racconto della giovane –. Una voragine, Presidente, di rabbia, impotenza, abbandono. La sensazione di non valere niente. Perché io non cercavo vendetta, io cercavo una giustizia che mi dicesse che non era giusto quello che mi era stato fatto. Che dicesse “questo non si fa”. E invece nessuno l’ha detto. Quella sentenza mi ha fatto sentire in colpa".
Il tempo ha sanato le ferite ma le cicatrici rimangono indelebili nella vita di Stella. "Oggi sono felice ma mi porto nel cuore una grande amarezza. Perché quella sentenza dice che è stata una ragazzata e dunque qualcosa che se riaccade non è la fine del mondo. Per questo riaccade, da qualche parte, ogni giorno. Invece, Presidente, quanto ti capita, è la fine di un mondo che non sarà mai più come prima, è il sipario che cala, è il buio. Mi ha fatto ancora più male perdermi in un mare di indifferenza. Non voglio che quello che è accaduto a me continui ad accadere a tante ragazze. Confido nel Suo impegno perché non sia più così. È un nuovo 25 novembre. Le parole non bastano. Presidente, le chiedo di fare di più. Cosa farà Presidente, cosa fará? Con fiducia, Stella".