Minacce e violenze nella casa di riposo, Besana sotto choc: "Via le mele marce"

Il parroco: "Nessuno degli indagati dovrebbe più fare questo lavoro". Il volontario: "È stato come un pugno nello stomaco"

Maltrattamenti sugli anziani nella casa di riposo a Besana Brianza

Maltrattamenti sugli anziani nella casa di riposo a Besana Brianza

Besana Brianza (Monza Brianza), 31 luglio 2019 - La notizia dei maltrattamenti alla casa di riposo di Brugora ha sconvolto l’intera comunità. A Besana oltre alla Fondazione “Scola” finita nel mirino dei magistrati ci sono altri due istituti, gestiti dalle suore dominicane e dai frati Camillani al di sopra di ogni sospetto. Sono in molti ad avere parenti e amici ricoverati. L’indignazione e la rabbia sono diffusi. Dalle registrazioni, infatti, sono emersi dettagli agghiaccianti. «Fai schifo», «ma quando muori?». «Adesso qui ci vorrebbe un’insulina fatta bene...», sono alcune delle parole rivolte alle anziane degenti dagli operatori sociosanitari. L’inchiesta ha evidenziato come i dipendenti del ricovero, quattro donne e un uomo, fossero soliti schiaffeggiare le ospiti, strattonarle e spintonarle, insultarle e minacciarle di morte. Anziane tra gli 81 e i 99 anni, in condizioni fisiche e psichiche gravi.

«La mela marcia lasciata nelle cassette di mele sane, va tolta. Altrimenti anche le altre mele marciranno - dice don Mauro Malighetti, Parroco Responsabile della Comunità Pastorale S. Caterina di Besana -. Davanti a questi avvenimenti non si deve nascondere la testa sotto la sabbia. Mi congratulo con la direzione della casa di riposo che quando ha appreso la terribile situazione non ha finto di nulla. Anzi, ci ha messo la faccia avvertendo i carabinieri e mettendosi a completa disposizione, per tutelare gli ospiti. Molte famiglie saranno preoccupate, ma queste mele marce sono state consegnate alla giustizia, proprio dagli stessi responsabili della Fondazione. Lo hanno fatto con umiltà senza preoccuparsi delle conseguenze o della cattiva pubblicità. Ed è per questo che voglio spezzare una lancia per tutto il Cda della Fondazione. Ora c’è il dolore del fallimento, ma la loro generosità e la tutela verso i loro anziani è da considerare un atto d’amore. Per quanto riguarda i cinque soggetti indagati - prosegue don Mauro - dovrebbero essere licenziati. Non solo. Nessuno di quei personaggi dovrebbe più azzardarsi a fare un lavoro che richiede bontà, sopportazione, gentilezza verso persone che soffrono in silenzio. Chi opera in certi settori, dovrebbe agire come se fosse una missione ed avere un cuore grande».

«È un colpo al cuore per tutti i cittadini e per la nostra città - commenta Maria Grazia Mauri, responsabile della pagina facebook Besana Brianza News e presidente dell’associazione culturale “Da Cuore a Cuore”-. Non ci sono parole per esprimere il nostro stato d’animo di fronte a queste ignobili e gravissime azioni nei confronti di chi è più debole, non può difendersi perché non è in grado di farlo, ed ha bisogno esclusivamente di una amorevole assistenza. È anche vero che moltissimi operatori che lavorano nella casa di riposo sono professionali, amorevoli e si comportano bene. Il fatto che a fare partire le indagini siano stati gli stessi colleghi degli operatori sanitari indagati indica che ci sono molte persone degne, che hanno avuto il coraggio di denunciare tutto». Continua Maria Grazia: «Molte persone impegnate nell’assistenza si rivelano non all’altezza, senza umanità. Sono convinta che si debbano istallare le telecamere nei luoghi più a rischio, asili e case di riposo».

Anche Giusi Nespoli è molto arrabbiata e mortificata per quanto accaduto: «Non ci sono parole per queste persone che infieriscono in modo così vile sui poveri anziani. Mia madre ha l’Alzheimer e in un primo tempo mi ero informata per portarla nella struttura di Brugora, poi per diversi motivi l’ho ricoverata da un’altra parte. Quanto è successo è così grave che mi chiedo - se mia madre che non ricorda nulla e non è in grado di essere lucida - è al sicuro. Poiché queste persone potrebbero essere ovunque. Sto male da quando l’ho saputo e anche io credo che le persone fragili, dai bimbi agli anziani con patologie gravi debbano essere sotto osservazione delle telecamere di videosorveglianza costantemente. Per il resto credo che vi siano anche dei professionisti seri alla Fondazione di Brugora, ma è stato un duro colpo vedere la nostra Besana sui giornali e ai telegiornali. Chi fa questi lavori deve viverli come una “missione”, non può prendersela con dei poveri anziani».

Onorato Zoia bacchetta in modo determinato il sistema: «Se tutto va bene, con il sistema giudiziario che c’è in Italia, quelli tra qualche mese sono da qualche altra parte a fare danni. E urlo: vergogna. Ci vorrebbe un maggior controllo per gente che ha fatto la terza media e fa un anno di corso e vengono assunti per fare i badanti privati o gli Oss o Osa in case di riposo. Persone con il minimo di istruzione che dovrebbero essere dei veri professionisti, obbligati a corsi di aggiornamento continui. Avrei voluto vedere le loro facce sui giornali con nome e cognome. Perché tanta tutela? La Fondazione di Besana è rispettabilissima, quindi che queste persone vengano licenziate in tronco e che si tolga loro la possibilità di fare questo lavoro. Parola d’ordine: rispetto per le persone anziane e malate». Mauro Riva è molto legato alla Fondazione di Brugorà, per anni ha fatto il volontario nel centro diurno: «Quando ho saputo nella notizia è stato come ricevere un pugno nello stomaco. Per anni ho vissuto il mio tempo libero in Fondazione, ho conosciuto solo bravi infermieri, e ausiliari assistenti socio-sanitari. Conosco tante persone che lavorano lì e anche famigliari ed ospiti. È stata una sorpresa e credo che non si debba fare di un’erba un fascio. Ci sono persone brave e pazienti che si dedicano con dedizione agli anziani. Quello che mi ha lasciato sconcertato è perchè tanti mesi di controllo, non bastavano poche immagini?».