
Un'iniziativa per dire "No alla violenza"
Monza, 3 febbraio 2019 - Ogni maledetta domenica – sabato incluso – è il solito “bollettino di guerra”. Dentro e fuori dal rettangolo di gioco. Certo, non si è mai arrivati a casi choc fuori dal campo, come la maxi rissa di una settimana fa a colpi di cinghie e bastoni andata in scena a Verano, tra un gruppo locale e una gang arrivata da Monza. Ma la violenza – fisica, psicologica, verbale – è purtroppo nel dna del calcio giovanile e dilettantistico.
Come un cortocircuito impazzito. Fin quando non si lavorerà seriamente, facendo squadra tra Federazione, Società, famiglie, allenatori, specialisti, e tutti gli attori di questo microcosmo, per invertire la rotta. Basta dare una occhiata tutti i giovedì al “Comunicato ufficiale” della delegazione di Monza della Lega Nazionale Dilettanti per strabuzzare gli occhi e mettersi le mani nei capelli. Uno stillicidio di episodi inaccettabili, laddove dovrebbero trionfare solo spirito di amicizia, sana competizione, fair play e rispetto. E invece. Diamo una occhiata alle ultime due settimane ed ecco i “tifosi”, spesso semplicemente genitori e amici, in primo piano.
Una società di Arcore, multata di 110 euro «per comportamento gravemente offensivo dei propri sostenitori nei confronti dell’arbitro». Un classico. Un altro club, di Lesmo, multato di 300 euro "per lancio di fumogeni a inizio gara e a inizio secondo tempo dopo la segnatura del gol - scrive il giudice sportivo - costringendo l’arbitro a sospendere la gara per due minuti a causa del fumo in campo, e per comportamento offensivo dei propri sostenitori nei confronti dei calciatori avversari per tutta la durata della partita". E poi i giocatori, ragazzi, che si lasciano andare a gesti incomprensibili. Ecco allora quello squalificato per cinque partite, «per aver colpito al volto l’allenatore della squadra avversaria a fine gara e per espressione offensiva nei confronti dell’arbitro al momento della notifica del provvedimento di espulsione»: follia. E quello che ne ha presi quattro di turni di stop, perchè «dopo l’espulsione per doppia ammonizione, alla vista del cartellino rosso, proferiva frasi offensive e frase blasfema nei confronti dell’arbitro, inoltre lanciava i propri guanti verso l’arbitro stesso senza colpirlo».
UNn attacco violento alla figura che dovrebbe essere tutelata sempre e comunque, perchè imprescindibile per il gioco e il rispetto delle regole. E poi ancora la squalifica di tre giornate per un 15enne che ha sputato addosso a un avversario, di due per un coetaneo «per aver colpito con pugni violenti e ripetuti la porta dello spogliatoio dell’Arbitro e quello della squadra avversaria, a fine gara».
Non basta? E allora ecco il massaggiatore, squalificato per un mese «per ripetute espressioni che offendono gravemente l’onore ed il decoro dell’arbitro, a fine gara». E non mancano i casi di allenatori, guardalinee, dirigenti, che perdono la testa. E la partita. Perchè laddove si fa andare in gol la violenza... si perde sempre.