Vinse il concorso padano Pugliese di Brianza Marisa oggi va in pensione

Punti in più per la residenza nel borgo, in sua difesa la marcia dei 10mila di Bossi. L’allora sindaco fu licenziato dal prefetto e riabilitato dalla ministra Iervolino.

Vinse il concorso padano  Pugliese di Brianza  Marisa oggi va in pensione

Vinse il concorso padano Pugliese di Brianza Marisa oggi va in pensione

di Gabriele Bassani

Per l’allora prefetto di Milano avrebbe dovuto perdere il posto di lavoro già 25 anni fa, poche settimane dopo l’assunzione. Invece, l’altro giorno, Marisa Bredice ha festeggiato il traguardo della pensione insieme a tutti i suoi colleghi del Comune di Lazzate.

Marisa fu la vincitrice di quelli che vennero ribattezzati i “concorsi padani“, ovvero concorsi pubblici per l’assunzione in Comune, che prevedevano un punteggio aggiuntivo per chi viveva a Lazzate (2 per la residenza nel Comune e altri 2 per la residenza in Lombardia), promossi dall’allora sindaco Cesarino Monti, alla guida dell’amministrazione targata Lega Nord che faceva dei vantaggi ai residenti nei posti pubblici una battaglia di principio. Una vicenda che assunse la ribalta delle cronache nazionali, con il vulcanico borgomastro a cui venne intimata la retromarcia da parte dell’allora prefetto di Milano, Roberto Sorge, con conseguente licenziamento della dipendente assunta tramite quel concorso.

Al rifiuto del sindaco Cesarino Monti, arrivò l’atto di forza del Governo, che lo fece decadere dalla sua carica di primo cittadino, con atto prefettizio notificato all’alba di una calda mattina di luglio del 1999.

Un episodio che la stessa Marisa Bredice, che a quell’epoca aveva già collezionato quasi 20 anni di lavoro in Comune e nel vecchio consorzio comunale, alternando vari contratti a termine, ha ricordato leggendo con grande commozione la sua lettera di commiato davanti ai colleghi e agli attuali amministratori comunali. "Non avrei mai pensato di diventare un caso nazionale perché vincitrice del primo concorso padano nella storia della nostra Repubblica – ha raccontato –. Io, una pugliese naturalizzata lazzatese, vinco il concorso per un posto a tempo indeterminato nell’Ufficio Ragioneria. Quello fu per me un periodo molto impegnativo, in cui si mescolarono orgoglio, emozione, gioia, preoccupazione, paura. Ma alla fine tutto si è risolto per il meglio e dopo tanti anni eccomi qui ancora con voi".

Per difendere quella scelta, Cesarino tirò dritto, il suo caso arrivò fino alla Camera dei Deputati con uno scontro acceso tra l’allora ministra dell’Interno Rosa Russo Iervolino e il deputato leghista Mario Borghezio.

Ma prima ancora, a Lazzate, ci fu la “marcia dei 10mila“ aperta da Umberto Bossi, che volle marciare al fianco del sindaco Monti per le le vie del paese, seguito da militanti e sostenitori che arrivarono qui da tutta la Lombardia, ma anche da Veneto e Piemonte, nella serata del 27 luglio 1999, alla quale furono dedicate anche molte prime pagine dei giornali dell’epoca.

Alla fine la stessa ministra Iervolino ritirò il provvedimento, riabilitando il sindaco ’ribelle’.

Loredana Pizzi, sindaca che raccolse il testimone di Cesarino Monti dieci anni fa, un anno dopo la sua prematura scomparsa, ha così voluto salutare Marisa Bredice: "Un’altra colonna portante del nostro Comune che ci lascia, in tanti anni di passione per il suo lavoro, ho sempre avuto da lei la massima collaborazione e per questo la ringrazio di cuore".

Oggi i concorsi padani a Lazzate non si fanno più. Sono cambiate le norme, molto più complesse, e il piccolo borgo, così come la maggior parte dei Comuni brianzoli, si appoggia alla Cuc, la centrale unica di committenza della Provincia targata Mb.