Villa San Martino, la reggia di Arcore che racconta il Berlusconi pubblico e privato. E un ultimo grande progetto

Gli incontri per decidere alleanze e governi, le visite di Gorbaciov e Putin. Ma anche il mausoleo privato e le 'cene eleganti’. Il sogno di realizzare un museo in giardino, ultimo regalo alla cittadina

Berlusconi all'ingresso di Villa San Martino ad Arcore

Berlusconi all'ingresso di Villa San Martino ad Arcore

Arcore (Monza Brianza) - Arcore, da 30 anni la capitale del berlusconismo, e Villa San Martino il suo simbolo nella stagione dello splendore, come in quella del declino. Reggia del leader.

Sotto lo sguardo di Antea e di una Monna Lisa nuda sono nate e morte fortune politiche e si sono fatti e disfatti governi e alleanze. Silvio Berlusconi con la camicia da tranviere abbracciato a Umberto Bossi nel 1994 per tentare di salvare la prima esperienza a Palazzo Chigi. Le file di auto blu in coda davanti al cancello con lo stemma d'ottone presidiato notte e giorno dalle camionette dei carabinieri e assediato da telecamere e taccuini sono uno dei riti entrati nella storia della Seconda Repubblica: la casa del Cavaliere sta all'immaginario collettivo del nuovo corso post-tangentopoli, come i vertici in piazza del Gesù stavano al cinquantennio democristiano.

La fortuna della residenza brianzola nasce da una tragedia, il torbido delitto della contessa Anna Casati Stampa per mano del marito marchese Camillo, a Roma, il 30 agosto 1970. La giovane erede Anna Maria Casati Stampa è minorenne, a tutelarne gli interessi è Cesare Previti, futuro amico e avvocato dell'allora imprenditore del mattone. Sono gli anni del boom dell'edilizia e della nascita dell'impero fra Brugherio e Segrate, Edilnord e Milano 2. Il nuovo volto dell'economia lombarda ha bisogno di un quartier generale all'altezza dello status raggiunto. E la scelta cade sull'ex monastero benedettino trasformato in dimora nobiliare, dove Alessandro Casati accoglieva l'amico Benedetto Croce. E' il 1973, quando l'acquisto viene concluso. Mezzo miliardo di lire in azioni per assicurarsi 3.500 metri quadrati da sogno, con arredi, pinacoteca, una biblioteca con 10mila volumi e la scuderia celebre nelle cronache per l'assunzione del mafioso Vittorio Mangano.

Berlusconi raffina la passione per l'arte, si scopre mecenate e la villa diventa un'opera da plasmare senza sosta. Non trascura di pensare all'eternità e commissiona allo scultore Pietro Cascella 'La volta celeste’, un mausoleo personale in travertino per sé e i propri cari. Ne è talmente orgoglioso da mostrarlo anche a Michail Gorbaciov. E' il 1993, dopo la colazione di protocollo un piccolo corteo con Silvio in testa a fare da cicerone guida il padre della Perestroika nel parco. L'ex capo del Cremlino aveva perso il potere da meno di due anni. E sul suo volto e quello della consorte Raissa si disegna un'espressione perplessa, quando il Cavaliere si lascia andare a una indiscrezione: “Ho deciso di entrare in politica”, un annuncio che ammutolisce la comitiva.

E' l'inizio di una nuova stagione per l'antico edificio intonacato di giallo sul quale all'improvviso si accendono i riflettori di tutto il mondo. Seguiranno anni di incontri e di vertici. Per la prima volta nell'epoca di Forza Italia e della Lega, la politica che conta, lascia la capitale per radicarsi in Lombardia. Leggi di bilancio, crisi internazionali, nuove geometrie quasi come nel calcio, l'altra grande passione del presidente, nascono qui. Ancora nell'aprile 2010, quando i guai giudiziari e le turbolenze estere cominciano a fare traballare l'ultimo governo del Cav, Vladimir Putin atterra a Malpensa per raggiunge Arcore e discutere “di progetti energetici e tecnologici che riflettono il carattere strategico del legame fra Italia e Russia”.

Ma Villa San Martino è anche lo sfondo degli scandali sulla vita privata e del caso Ruby che segna l'ultimo pezzo della parabola. In quelle stanze si svolgono molte delle “cene eleganti” raccontate nei minimi dettagli nelle aule del tribunale di Milano. Grandi eventi e un ruolo globale non impediscono a Berlusconi di coltivare un rapporto assiduo con la cittadina di provincia, mantenendo un canale sempre aperto con i sindaci che negli anni si susseguono. Alcuni di centrosinistra. Fra i regali, quello di un terreno per una pista ciclabile e la promessa al primo cittadino Maurizio Bono “di un progetto che lasci il segno”. Il sogno di un museo nel giardino della villa – già ideato con la dem Rosalba Colombo – per condividere i tanti gioielli artistici è fra le ipotesi. I visitatori potrebbero lustrarsi gli occhi con i capolavori raccolto in una vita, fra i quali un Tiziano del 1533, “Il ritratto di Ippolito dei Medici”. Dietro al cancello non ci sono solo vip, ma una fila discreta di persone che gli hanno chiesto aiuto e non sono mai uscite a mani vuote.