Viaggio in via Bramante L’attesa del Pnrr tra materassi sfondati e l’ascensore bruciato

Due scale da 48 alloggi, è l’ultimo condominio comunale nato a Monza. Sono state costruite nel 1987, la mancanza di controlli ha fatto il resto

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di Martino Agostoni

Nel palazzo 37A di via Bramante da Urbino l’ascensore condominiale è stato bruciato 5 volte dallo scorso autunno. Quando arriva al piano e si aprono gli sportelli si dovrebbe entrare in una cabina segnata dall’incendio e con un cattivo odore: il lucernario con la copertura di plastica sul soffitto si è sciolto per le fiamme lasciando scoperta la lampadina e i fili elettrici, così come lo zerbino di gomma dell’ascensore dopo essere stato bruciato la prima volta non è più stato rimesso, mentre nello spazio della specchiera c’è un pannello di metallo infrangibile. "Io abito al sesto piano, ma piuttosto che salire lì faccio le scale", dice un inquilino mentre fa vedere con un piede che il fondo dell’ascensore è danneggiato: appoggiandosi sopra si inarca un po’ e "prima o poi si sfonda e qualcuno finisce di sotto". Nel palazzo c’è un altro ascensore, quello più piccolo di servizio. È nuovo, installato a gennaio e mai usato perché ancora non si può usare: "L’hanno rifatto, ma manca il collaudo e non sappiamo quanto verranno a farlo", spiega il portavoce del caseggiato. Nel frattempo la scelta è tra l’ascensore bruciato o le scale e "per le persone anziane che abitano qui è un problema – prosegue – Ormai tutti se ne vorrebbero andare, non c’è più neanche il servizio di trasporto pubblico che passava fino a qualche anno fa e la fermata del bus più vicina è a oltre un chilometro. Sono tanti gli anziani che non escono più di casa".

I palazzi di via Bramante da Urbino 37, con le due scale A e B da 48 appartamenti ciascuno, sono l’ultimo condominio di case comunali realizzato a Monza. Sono stati costruiti nel 1987 e da allora in città - a parte pochi contesti abitativi ricavati in cascine ristrutturate negli ultimi anni - non sono più stati fatti alloggi pubblici, fermando le dimensioni del patrimonio di edilizia comunale a 33 complessi residenziali distribuiti in tutti i quartieri per circa 1.450 appartamenti. Se si conteggia anche l’edilizia pubblica Aler, che in città ha 970 alloggi circa, Monza rientra tra i comuni italiani con una diffusione alta di case popolari: il 2,5% delle abitazioni monzesi è pubblico, rispetto alla media nazionale dell’1,8%. È una realtà varia in cui abitano quasi tremila inquilini, i primi caseggiati comunali realizzati a Monza risalgono agli anni ’30 e gli ultimi sono di metà degli anni ’80.

"Le questioni che un patrimonio così grande presenta sono numerose e diverse da casa a casa – commenta Michele Quitadamo, dell’associazione inquilini e abitanti Erp di Monza e rappresentate del sindacato per il diritto all’abitare Asia-Usb Monza e Brianza – Ma ci sono alcuni punti comuni a tutti che se fossero realizzati migliorerebbero la qualità dell’abitare: il primo è la manutenzione degli alloggi e degli spazi comuni da fare in modo puntuale. Spesso si tratta di piccoli lavori, cose da poco ma che se vengono trascurate tolgono decoro e con il tempo contribuiscono ad aumentare il degrado dei luoghi ma anche sociale".

Il sindacato Asia ha proposto di svolgere un sondaggio con un questionario in cui tutti gli inquilini delle case comunali possano segnalare problemi o questioni: "Sarebbe un modo per avere il quadro delle reali necessità – prosegue Quitadamo – utile per poter pianificare interventi mirati. Tra le nostre proposte c’è anche quella di permettere iniziative di autorecupero per piccoli interventi: quindi un inquilino con necessità di un intervento di manutenzione può pagare di tasca propria i lavori, fino a un massimo di tremila euro, che poi gli verranno risarciti detraendo la cifra spesa dalle rate dell’affitto".

Tra i 33 complessi di edilizia residenziale comunale di Monza, quello di via Bramante da Urbino 37A e B con 96 appartamenti assume particolare interesse quest’anno perché, assieme all’adiacente palazzo Aler di via Rigamonti 45 che conta 56 appartamenti, è oggetto del più grande intervento finanziato in città con i fondi Pnrr. Si tratta di realizzare entro il 2026 il progetto Pinqua Quartiere Bramante (Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare) e a disposizione di Comune e Aler ci sono da quest’anno 13,1 milioni di euro. Alla vigilia di un intervento con disponibilità senza precedenti, che promette di cambiare un angolo della periferia dove il degrado è sedimentato da tempo, in via Bramante da Urbino i residenti non sanno bene cosa aspettarsi. Indicano la catasta di rifiuti abusivi, materassi sporchi, reti di letti e mobili rotti abbandonata da settimane dietro al palazzo 37A, oppure il percorso lungo il canale Villoresi che confina con il cortile condominiale dove la vegetazione non è mai stata curata e la spazzatura è ovunque.

"Quando anni fa hanno fatto la pista ciclabile fino a qui, non capiamo perché non l’abbiano anche asfaltata: l’hanno lasciata sterrata, con i sassi e in bici si fa fatica ad andare". C’è poi un rudere diroccato in un’area verde tra i palazzi comunali e quello Aler usato da tossicodipendenti che poi, spesso, sono anche coloro che entrano negli spazi condominiali e fanno atti vandalici come bruciare gli ascensori. Le questioni su cui intervenire sono numerose, ci sono anche le manutenzioni, come alle facciate e agli infissi "mai ristrutturati da quando sono stati costruiti i palazzi", spiegano i portavoce condominiali, oppure servirebbe più illuminazione e cura del verde lungo il canale per dare una percezione di maggiore sicurezza. Ma, concludono i residenti di via Bramante da Urbino, "andrà bene tutto quello che faranno qui, ma se poi non ci sarà anche più controllo e cura finiti i lavori, non servirà a nulla".