STEFANIA TOTARO
Cronaca

“Scanniamo te, tua moglie e tuo figlio”: il racconto da incubo di un trentenne nelle mani di un usuraio

Desio, si è aperto il processo per usura, estorsione e rapina nei confronto di un uomo che nel 2019 prese di mira un 30enne. In aula la testimonianza della vittima: “Ero diventato un pupazzo”

Tribunale di Monza

Tribunale di Monza

Desio (Monza e Brianza) – "Ti ammazzo, faccio parte della Locride in Calabria, tu finisci in una buca". Solo una tra le minacce in stile mafioso, che avrebbe ricevuto nel 2019 un 30enne, A.A., che lavorava in un istituto finanziario e che abitava a Desio, dopo essere incappato in un calabrese residente in Brianza che gli aveva noleggiato delle fotocopiatrici e che avrebbe finito per trascinarlo in una spirale di strozzinaggio per debiti non pagati, oltre che farlo licenziare per essersi prestato a un giro illecito di anticipo di contanti su presentazione di fatture per cui è anche accusato di truffa e riciclaggio.

Il presunto responsabile, G.C., è ora imputato di usura, estorsione e rapina a vario titolo con altri due brianzoli, L.D. e O.G., in un processo iniziato al Tribunale di Monza col racconto del 30enne, che si è costituito parte civile. "G.C. l’ho conosciuto nel 2014 per il noleggio di macchine da ufficio quando avevo aperto una società, ma l’attività andava a rilento, non riuscivo più a pagare e lui continuava a farmi pressione - ha detto in aula -. Si è offerto di finanziare la società con 6mila euro e dovevo restituirne 30mila ma facevo fatica. Quando sono andato a lavorare per l’istituto finanziario mi ha chiesto di anticipargli gli importi di alcune fatture, ma poi ha iniziato ad ampliare la platea dei beneficiari e, anche quando sono rientrato dal debito, diceva che dovevo continuare perché gli dovevo ancora 50mila euro per mancati utili. Poi mi ha fatto aprire un bar, mi ha dato 150mila euro e dovevo restituirgli 80mila euro di interessi in 2 anni".

Una spirale che trascinava in un baratro. "Ero diventato un pupazzo, mi veniva sotto casa a citofonare, si presentava in ufficio, minacciava me e la mia famiglia". La situazione è precipitata quando la finanziaria è passata di mano e hanno scoperto le irregolarità di bilancio. "Non potevo più gestire i bonifici e G.C. ha iniziato a distruggermi la vita, mi seguiva ovunque, da solo o con altri, quando portavo il bambino a scuola". Nel febbraio 2019 l’imputato sarebbe andato oltre le minacce. "O.G. mi ha citofonato a casa chiedendomi se potevo spostare l’auto che intralciava il suo furgone e, quando sono sceso, ho trovato il furgone a sbarrare il passaggio. Sono salito in auto e si è avvicinato L.D. che mi ha detto di scendere ed è arrivato G.C. che mi insultava, mi ha messo un braccio al collo. Mi hanno picchiato e obbligato a salire sul lato passeggero". "Adesso prendiamo la macchina, ti diamo TRE giorni per ridare i soldi altrimenti scanniamo prima te e poi tua moglie e tuo figlio", avrebbero detto prima di andarsene sulla sua auto, poi ritrovata a Milano.