GUIDO BANDERA
Cronaca

Pedemontana, viaggio sull'autostrada che non c'è fra Usmate e Lentate

Trenta chilometri, quasi un'ora su strade tortuose

L'uscita di Usmate

Lentate sul Seveso (Monza), 7 novembre 2015 - Viaggio sull’autostrada che non esiste. Ci vuole un’ora per una strada che è di circa 30 chilometri, fra Usmate e Lentate, lungo il percorso che non c’è, quella della Pedemontana che non è ancora stata costruita e che forse lo sarà, se ci saranno i soldi. Qui non ci sono superstrade, non si spendono milioni per scavare. Si passa su provinciali, tornanti, si traversano rotonde, centri abitati, si fa coda, si inciampa nelle auto in seconda fila, nei negozi e nei centri commerciali, come nei passaggi a livello. SONO LE 10 passate da una manciata di minuti. A Usmate, si entra sulla tangenziale Est, direzione Milano, ma la si lascia subito all’altezza di Usmate. Un lungo vialone, che puntualmente si allaga ad ogni pioggia, conduce rapido ad Arcore. Qui, fra strisce pedonali, semafori, moto e auto in sosta, si perdono dieci minuti, pima di imboccare la strada che porta a Villa Borromeo e di lì a Lesmo e Gerno. La rotonda in costruzione all’altezza della frazione La Ca’ crea confusione. E ci si rimette in coda. Si pazienta, a venti all’ora, prima di inerpicarsi verso Gerno e verso le colline. Il paesaggio è ameno, la bruma copre i boschi, ma il traffico non scorre.  Ad Albiate si passa il Lambro. Due tornanti stretti, accanto a Villa Campello, guadano la gola, ma discesa e salita sono ostacolati da due semafori e, soprattutto, dalle curve strette dove tir e autobus faticano e rallentano. Sono già passati 25 minuti. E di chilometri ne mancano ancora venti. Una media da cicloturismo, al ritmo lento della sgambata da pensionato. QUI SI IMBOCCA, a una rotonda, un vialone dritto. I cartelli non indicano ancora Lentate, ma additano Seregno come prossima tappa. L’avvicinamento avviene lungo la più classica delle provinciali brianzole. Centri commerciali accostati a lembi di verde campagna. Case popolari e ville di delizia in rovina si accompagnano a capannoni di mobilifici e concessionari d’auto. Ora sono due furgoni della nettezza urbana a mettersi di mezzo. Si frena e si fa ancora coda.  Sono le 10 e mezza in punto. La radio trasmette il giornale radio e finalmente si imbocca il sovrappasso della Valassina. Sotto, la superstrada è sgombera, si viaggia bene. Sopra, si passa spediti. Ma l’intoppo è dietro l’angolo: finita la discesa, doppia rotonda in piazza Prealpi, semaforo e infine coda. IL CENTRO STORICO è solo sfiorato, ma l’andirivieni di auto è pesante. Dieci minuti per girare attorno alla città e dirigersi verso Meda. Qui i lembi di campo e bosco sono scarsi e quasi, lungo la strada, è un continuo susseguirsi di edifici. Riconosco, in periferia, anche l’insegna di due grandissime aziende del made in Brianza, mobili, divani: il meglio della produzione. I camion escono dalla fabbrica, e si immettono in una viabilità già satura. Il meglio arriva quando, in centro a Meda, si attraversa il passaggio a livello. Bisogna attendere, ma il tempo lo tolgo dal totale del viaggio. E’ solo sfortuna. Ormai, siamo quasi alle undici.  Non resta che allungare il passo per raggiungere Lentate sul Seveso. La strada sale ancora e poi ridiscende verso il basso. Si supera un tratto di boschi e poi si plana dolci, e abbastanza veloci, verso la valle del Seveso.

IL TRAFFICO riappare soltanto alla fine del raccordo che sfiora Camnago e porta verso il centro. Sono le 11.03. Ora c’è solo da cercare il collegamento con Pedemontana per arrivare a Lomazzo.