FABIO LUONGO
Cronaca

Una banda dietro le sbarre. I detenuti vanno a lezione di ottoni col sogno di suonare in carcere

I musicisti del Corpo di Villasanta insegnano a suonare tromba, trombone, tuba a una quindicina di reclusi. Il progetto sociale si propone come apripista in tutta Italia e culminerà con un concerto interno.

Una banda dietro le sbarre. I detenuti vanno a lezione di ottoni col sogno di suonare in carcere

Una banda dietro le sbarre. I detenuti vanno a lezione di ottoni col sogno di suonare in carcere

Ora ci sono le lezioni di strumento, ma l’obiettivo è arrivare a fare presto un piccolo concerto tra le mura del carcere. Se la musica è libertà, per loro lo è ancora di più. Da qualche mese i detenuti della casa circondariale di Monza sono protagonisti di un progetto portato avanti dal Corpo musicale di Villasanta, che con due suoi membri è impegnato a insegnare a un gruppo di persone recluse a suonare tromba, trombone, tuba e altri ottoni. Un modo originale per rendere meno duro il carcere e favorire il recupero sociale di queste persone.

"A settembre 2023 – racconta Sergio Stucchi, vicepresidente della banda villasantese – abbiamo avuto la possibilità di entrare nella casa circondariale per tenere un concerto per i detenuti. È stata un’esibizione molto emozionante e abbiamo visto una grande partecipazione. Così è nata l’idea di dare una continuità a questa iniziativa, entrando nel carcere a insegnare musica a queste persone. Ne abbiamo parlato nel direttivo del Corpo musicale e abbiamo portato avanti la cosa. Ci hanno dato una grossa mano Lucia Scarpa, che è funzionaria pedagogica nella casa circondariale, e la direttrice Cosima Buccoliero, che ha avuto una disponibilità totale". Da inizio anno il progetto si è concretizzato. "Fatti tutti i preparativi organizzativi, a gennaio abbiamo ottenuto un permesso per entrare in carcere a presentare gli strumenti, per far conoscere ai detenuti di cosa stiamo parlando – continua Stucchi –. Abbiamo creato un momento di incontro con una quarantina di persone: abbiamo quindi presentato loro gli ottoni, attraverso un’esibizione degli allievi dell’Istituto Preziosissimo Sangue di Milano, tutti ragazzini al massimo di 11-12 anni, insieme ad alcuni ragazzi del Corpo musicale Villasanta che noi chiamiamo Piutost Band, sono gli allievi dei nostri corsi di orientamento musicale. Si sono esibiti dentro il carcere, diretti da Sabrina Sanvito. È stato molto bello, hanno avuto una standing ovation da parte dei detenuti". Dopodiché sono state raccolte le adesioni tra i carcerati, tra chi fosse veramente interessato a seguire questo nuovo corso musicale. "Sono arrivate una quindicina di iscrizioni – ricorda il vicepresidente del Cmv –. Quindi sono stati acquistati, da parte della casa circondariale, gli strumenti e abbiamo creato una classe dedicata esclusivamente agli ottoni: tromba, corno, trombone, tuba, euphonium. Questo perché la persona che per un giorno alla settimana insegna ai detenuti è Sabrina Sanvito, che è docente di ottoni: suona nel Corpo musicale di Villasanta ed è insegnante dell’indirizzo musicale dell’istituto Preziosissimo Sangue di Milano".

"Il mercoledì mattina io e Sabrina entriamo in carcere e andiamo nell’aula musica, dove dalle 9 alle 12 teniamo tre corsi di un’ora l’uno, con 5 persone a corso – spiega Stucchi –. In questo modo si riescono a gestire gli strumenti e l’insegnamento. La cosa sta andando così bene che ora bisognerà trovare qualche strumento in più. Tutto avviene a titolo di volontariato: lo facciamo per la gioia e la voglia di fare qualcosa di bello, che dà soddisfazione a noi e serenità alle persone detenute, che vivono una situazione particolare". "Siamo un po’ un prototipo: speriamo che questo tipo di iniziativa si possa diffondere in altre parti d’Italia, perché ha un grande valore sociale – prosegue –. L’esperimento funziona, per noi è molto appagante e i detenuti sono molto presi da questa esperienza, dimostrano interesse, nonostante le difficoltà". Ora l’obiettivo è continuare. "Abbiamo già fatto una dozzina di lezioni e a luglio, avendo noi un poco più di tempo, vorremmo aumentare il numero di giornate di incontro – conclude Stucchi –. Questo per far star bene e far vivere un’ora diversa a queste persone, e per arrivare a tenere un mini-concerto all’interno del carcere, magari in autunno. Siamo molto contenti e soddisfatti di come sta andando, perché è una bella cosa. All’inizio ci siamo detti: perché no? Proviamoci. E da lì abbiamo visto arrivare i risultati: è uno stimolo a continuare. Non è un progetto con una scadenza: noi speriamo di proseguire finché c’è disponibilità. La speranza è che cresca anche il numero di detenuti che aderiscono".