ALESSANDRO CRISAFULLI
Cronaca

Ucciso da un pistone, ecco chi paga. Condannati il padrone e il collega

Un operaio albanese di trentaquattro anni era stato urtato alla testa e ucciso sul colpo nel cantiere. Per l’errore fatale i giudici hanno inflitto quattro mesi con pene sospese a un 53enne e a un 49enne di Seregno.

Morì sul lavoro a soli 34 anni nel giugno del 2017, colpito alla testa dal pistone della gru a causa di un errore fatale del collega. Una manopola confusa, un comando sbagliato. La tragedia. E per la morte di Meriglen Hoxha, operaio albanese dipendente della ditta D.R.D. di Desio ieri dai giudici del Tribunale di Sondrio sono stati condannati a 4 mesi di reclusione ciascuno, con pene sospese, il titolare dell’azienda, Giuseppe Dell’Orto, 53enne di Seregno, e il collega che si trovava con lui al momento dell’infortunio, Sergio Raimondo, 49enne anche lui di Seregno. I due lavoratori, secondo quanto ricostruito durante le lunghe indagini, si trovavano nella sede della Valtecne a Berbenno di Valtellina per ritirare un container carico di trucioli di ferro.

Secondo l’accusa l’incidente fu causato da Raimondo, che "utilizzava in maniera non conforme alle istruzioni la gru, già in uso ad Hoxha, azionando in modo errato i comandi degli stabilizzatori, confondendo il comando di estrazione con quello di rientro, determinando così l’estensione della traversa dello stabilizzatore, che colpiva il collega causandone la morte". Un attimo, l’errore, il colpo, senza via di scampo. Dell’Orto avrebbe invece omesso di verificare che la gru venisse installata e utilizzata in conformità alle istruzioni d’uso e di effettuare la dovuta manutenzione. Assolti per non aver commesso il fatto, invece, i titolari della Valtecne, gli imprenditori Vittorio e Paolo Mainetti, padre e figlio rispettivamente di 83 e 51anni, residenti a Berbenno. L’incidente avvenne nel piazzale esterno della ditta, leader nella lavorazione di particolari meccanici di precisione, in via del Campo sportivo. I due colleghi erano impegnati a caricare sul camion, provvisto anche di una piccola gru e di un container, materiale di scarto della lavorazione del ferro prodotto. Dopo aver finito di caricare il container, però, qualcosa è andato storto e l’operaio albanese è rimasto schiacciato con la testa tra il container e i piedini di stabilizzazione del camion. Un infortunio terribile, che non ha lasciato scampo all’albanese, morto sul colpo per il gravissimo trauma da schiacciamento riportato. Subito è stato lanciato l’allarme, sul posto in pochi minuti sono accorsi i sanitari del 118 che non hanno potuto fare altro, però, che constatare il decesso. Sul luogo dell’infortunio sono intervenuti anche i carabinieri della Compagnia di Sondrio, che insieme ai tecnici dell’Ats della Montagna hanno effettuato i rilievi necessari a ricostruire la dinamica e le cause dell’incidente. Ieri, si è chiuso il processo, almeno in questa sua fase, con le due condanne. Che non fanno altro che riaccendere ancora una volta i riflettori su una vera e propria emergenza nazionale, per la quale troppi restano i morti, troppe le chiacchiere, pochi, pochissimi, i fatti concreti e strutturali per interrompere la scia di sangue.