Uccise la mamma a calci e pugni Perizia psichiatrica per il 23enne

Due esperti dovranno pronunciarsi sulla capacità di intendere e volere al momento del delitto di Aicurzio

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di Stefania Totaro

Bisognerà attendere tre mesi per fare luce sulle condizioni mentali di Davide Garzia, il 23enne che ha ucciso in casa a calci e pugni la madre Fabiola Colnaghi, casalinga 58enne. Il gip del Tribunale di Monza Marco Formentin ha disposto la perizia psichiatrica in incidente probatorio sul giovane, nel frattempo trasferito dal carcere di Monza al reparto psichiatrico dell’ospedale San Gerardo, rinviando al 5 ottobre l’udienza per la discussione sugli esiti degli accertamenti affidati allo psichiatra Marco Lagazzi nominato dal pm della Procura di Monza Giovanni Santini, titolare del fascicolo penale per omicidio volontario aggravato e vilipendio di cadavere e allo psichiatra Antonio Imbriano nominato dalla difesa dell’indagato, rappresentata dall’avvocata Renata D’Amico.

La perizia psichiatrica collegiale è stata disposta su richiesta della Procura con la formula dell’incidente probatorio perchè permette di raggiungere una prova come atto irripetibile, garantendo il contraddittorio tra le parti, senza poi doverne disporre un’altra da parte dei giudici della Corte di Assise di Monza che dovranno celebrare il processo. Gli esperti dovranno pronunciarsi sulla capacità di intendere e di volere del giovane al momento del delitto, sulla sua pericolosità sociale, sulla capacità di stare a giudizio e anche sulla compatibilità con la detenzione in carcere. "Venite, ho ucciso mia mamma", ha detto il 23enne al telefono dopo avere chiamato i carabinieri all’ora di pranzo del 21 aprile scorso. Il giovane ha infierito brutalmente sulla madre, colpendola alla testa, all’addome e nelle altre parti del corpo. Per poi fare anche vilipendio del cadavere, tagliandole i capelli con una forbice, cospargendone il viso di candeggina e scrivendole parolacce sulle gambe. Una sequenza di scene da film dell’orrore che però fino ad ora non hanno ancora convinto gli inquirenti sul fatto che Davide possa essere stato mosso da un raptus di follia. Molti infatti sono i particolari che non riescono a fare escludere l’ipotesi di un born out, di uno scoppio improvviso di rabbia che non deve essere per forza legato a problemi psichiatrici. Innanzitutto il 23enne si è dimostrato sempre perfettamente lucido, nella telefonata ai carabinieri, nel racconto di quanto ha commesso fatto nell’immediatezza dei fatti in caserma davanti al pm e poi ripetuto davanti al gip all’interrogatorio di garanzia. Dall’altro lato, però, nessuno tralascia altri elementi che potrebbero fare pensare a disturbi quantomeno psicologici di Davide, che 7 anni fa è stato in cura per crisi depressive. E per cui di recente è stato necessario il trasferimento dal carcere, dove tutti sono finora erano concordi che potesse restare detenuto, al reparto psichiatrico del San Gerardo.