Uccise la mamma a calci e pugni Perizia psichiatrica per il 23enne

La richiesta della Procura che ha scelto la formula dell’incidente probatorio per “congelare“ la prova. L’esperto si pronuncerà sulla capacità di intendere e volere e compatibilità con la detenzione in carcere

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di Stefania Totaro

È arrivata la decisione della Procura di Monza di sottoporre a perizia psichiatrica Davide Garzia, il 23enne killer reo confesso della madre Fabiola Colnaghi, la casalinga 58enne uccisa in casa a calci e pugni. Il pm monzese titolare del fascicolo penale sull’omicidio, Marco Giovanni Santini, ha scelto la formula della consulenza in incidente probatorio, che permette di raggiungere una prova come atto irripetibile, garantendo il contraddittorio tra le parti, ma evitando che le stesse incombenze debbano essere nuovamente proposte nel proseguire del procedimento penale.

Una perizia psichiatrica disposta soltanto dalla pubblica accusa, infatti, avrebbe comportato con tutta probabilità la necessità per i giudici della Corte di Assise di Monza di disporre a loro volta un’altra consulenza d’ufficio. Il magistrato ha quindi chiesto ed ottenuto dal gip del Tribunale di Monza Marco Formentin l’incidente probatorio, fissato al 14 giugno. In quella data verrà nominato l’esperto che dovrà pronunciarsi sulla capacità di intendere e di volere del giovane al momento del delitto, la sua pericolosità sociale e la sua compatibilità con la detenzione in carcere.

"Venite, ho ucciso mia mamma", ha detto il 23enne al telefono dopo avere chiamato i carabinieri all’ora di pranzo del 21 aprile scorso. Il giovane ha infierito brutalmente sulla madre, colpendola alla testa, all’addome e nelle altre parti del corpo. Per poi fare anche vilipendio del cadavere, tagliandole i capelli con una forbice, cospargendone il viso di candeggina e scrivendole parolacce sulle gambe.

Una sequenza di scene da film dell’orrore che però fino ad ora non hanno ancora convinto gli inquirenti sul fatto che Davide possa essere stato mosso da un raptus di follia. Molti infatti sono i particolari che non riescono a fare escludere l’ipotesi di un born out, di uno scoppio improvviso di rabbia che non deve essere per forza legato a problemi psichiatrici.

Innanzitutto il 23enne si è dimostrato sempre perfettamente lucido, nella telefonata ai carabinieri, nel racconto di quanto ha commesso fatto nell’immediatezza dei fatti in caserma davanti al pm e poi ripetuto davanti al gip all’interrogatorio di garanzia.

Entrambi i magistrati non hanno preso in considerazione l’evenienza di fare ricoverare il giovane in un reparto psichiatrico, tanto che il 23enne è stato condotto in carcere dopo l’arresto e dietro le sbarre ha disposto che dovesse restare il giudice dopo l’udienza di convalida. Dall’altro lato, però, nessuno tralascia altri elementi che potrebbero fare pensare a disturbi quantomeno psicologici di Davide, che 7 anni fa è stato in cura per crisi depressive.

Altrettanto lucidamente il 23enne ha parlato di un complotto che a suo parere la famiglia avrebbe ordito contro di lui. "Mi diffamavano in paese", facendo intendere che i familiari parlassero male di lui in una piccola cittadina dove tutti si conoscono. Una circostanza che non ha trovato conferme tra parenti e conoscenti (anche se più di una persona ad Aicurzio ammette che il ragazzo "non stava bene") e che quindi potrebbe anche essere il frutto di una mente malata che si sente vittima di una cospirazione.

Il giovane ha anche accusato la mamma di non capire e di disinteressarsi ai suoi problemi, quindi di averla "punita per la sua indifferenza" nei suoi confronti. Tanti aspetti borderline di una mente complessa che vale senz’altro la pena di analizzare con una perizia psichiatrica.