
di Stefania Totaro
Sei anni di reclusione per le due giovani vite spezzate sulla tangenziale nord, all’altezza di Nova Milanese. È la condanna inflitta dalla giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Silvia Pansini nel processo con rito abbreviato a carico di Andrea Baldini, l’impiegato di 45 anni di Cinisello Balsamo, sposato e padre di famiglia, imputato di omicidio stradale duplice aggravato dalla guida in stato di ebbrezza per la morte di Federico Vasile e Nicolò Moraschini, due ragazzi di 26 anni di Cusano Milanino che viaggiavano su una Harley Davison e che sono stati travolti da un suv guidato dall’imputato. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, mancavano pochi minuti alle 22 il 28 giugno 2019 quando i due centauri viaggiavano in moto in direzione sud sulla tangenziale. Alle loro spalle la Chevrolet Captiva, condotta dall’impiegato, che li ha colpiti, buttati a terra e trascinati sull’asfalto. Federico Vasile, il proprietario della Harley, è morto sul colpo, mentre Nicolò Moraschini è stato trasportato in elisoccorso all’ospedale San Carlo di Milano, dove poco è deceduto. La polizia stradale di Arcore aveva trovato sui sedili posteriori del suv una bottiglia di whisky vuota. Era scattato l’immediato test dell’etilometro, che aveva riscontrato nel sangue dell’impiegato un livello di alcol cinque volte superiore a quello consentito dalla legge. Per il conducente della grossa vettura era scattato l’arresto su disposizione della Procura di Monza. Confermato anche con l’udienza di convalida, nonostante il difensore dell’indagato avesse chiesto gli arresti domiciliari, concessi soltanto in un secondo momento dal Tribunale. Per Baldini il magistrato che ha coordinato le indagini sul duplice omicidio stradale, il sostituto procuratore monzese Michele Trianni, aveva chiesto la condanna a 6 anni e 4 mesi di reclusione, senza la concessione di attenuanti. La difesa dell’imputato puntava invece a verificare la ricostruzione della dinamica del sinistro e della traiettoria del conducente del suv che, prima dell’incidente, sarebbe stato visto eseguire una serie di derapate, ha quindi urtato un furgone, un Fiat Ducato e poi, sbandando, ha travolto da dietro la moto. Movimenti che potevano fare ipotizzare, secondo la tesi difensiva, alcune concause attenuanti nell’investimento. La giudice ha accolto l’istanza della difesa di disporre una consulenza tecnica d’ufficio che, però, non ha cambiato le carte in tavola. Al processo non si sono costituiti parti civili i familiari dei due amici, uno appassionato di moda che lavorava da Boggi e l’altro laureato a pieni voti in Chimica, che però hanno seguito ogni udienza. L’imputato si trova ancora ai domiciliari.