Tumore al seno, farmaci "intelligenti" al posto della chemio

All'ospedale San Gerardo di Monza avviata una sperimentazione internazionale per le forme più aggressive

Ogni anno in Italia vengono effettuate 50mila nuove diagnosi di tumore al seno

Ogni anno in Italia vengono effettuate 50mila nuove diagnosi di tumore al seno

Monza, 9 marzo 2018 - Combattere il tumore al seno senza chemioterapia. Lo dice la scienza. E lo vuole dimostrare con una nuova sperimentazione clinica internazionale che vede il San Gerardo di Monza in prima linea insieme all’Istituto tumori di Milano e all’Istituto europeo di oncologia. Utilizzando solo due farmaci “intelligenti”, in combinazione anche con la sola terapia ormonale (tradizionalmente utilizzata per trattare le forme tumorali a basso rischio).

Niente chemio. Nemmeno per i tumori più aggressivi, quelli che i medici classificano con il codice HER2+. Quelli per cui oggi la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 70%. Quelli per cui fino ad ora la chemioterapia era l’unica strada percorribile per ridurne le dimensioni (o perché presentano un coinvolgimento dei linfonodi dell’ascella) prima di poter arrivare all’intervento chirurgico. E invece ora si apre una nuova opportunità per le pazienti dell’Oncologia medica dell’Asst di Monza: ogni anno, in Italia, vengono fatte 50mila nuove diagnosi di tumori della mammella, e di queste il 20% – ovvero 10mila donne – si ritrova a dover lottare contro la forma più aggressiva, la HER2+. "Il protocollo con questi farmaci non ancora in commercio permetterà di offrire un’alternativa al classico trattamento chemioterapico perché utilizza agenti a target molecolare, mirati a inibire una doppia via di crescita della cellula tumorale HER2+ – spiega Marina Cazzaniga, responsabile della Patologia mammaria e del Centro di ricerca di Fase 1 –. Ancora più importante per le nostre pazienti è il fatto che in questo protocollo i due “farmaci intelligenti” sono utilizzati in combinazione, cosa non ancora possibile nella pratica clinica routinaria, aumentando in questo modo in maniera esponenziale le possibilità di ridurre la massa tumorale, rendere possibile un intervento chirurgico conservativo, ma soprattutto incidere in modo significativo sulle possibilità future della paziente di evitare una recidiva".

L’obiettivo dello studio è di "ottenere una risposta patologica completa, ovvero arrivare a non avere più alcuna evidenza di cellule tumorali". Il trattamento durerà sei mesi e i primi risultati si potranno avere fra un anno, un anno e mezzo. Un traguardo per l’Oncologia medica di Monza che "negli anni è cresciuta fino a diventare uno dei poli di ricerca dell’area lombarda – la soddisfazione del direttore Paolo Bidoli –. L’impegno costante e continuo di portare qui le sperimentazioni cliniche più avanzate, e anche l’apertura del Centro di ricerca di Fase 1, porterà sempre di più innovazione e nuove cure per i nostri pazienti, non solo nell’area della patologia mammaria, ma anche in quella polmonare e dei tumori del tratto gastro-enterico". Perché “La nostra unità di ricerca di Fase 1 è l’unica struttura nella realtà italiana che nasce come servizio trasversale, che accoglie e gestisce proposte di studi clinici in tutti i settori della medicina, non solo in aree dedicate come invece accade in altri centri di ricerca – l’orgoglio del direttore dell’Asst, Matteo Stocco –. E questa nuova sperimentazione clinica rappresenta un segnale importante che testimonia la crescita, anche scientifica, per la cura dei pazienti".