In troppi, spesso oltre la metà, si iscrivono ai concorsi senza poi presentarsi effettivamente alle prove, obbligando però intanto il Comune a bloccare palestre sottraendole all’uso da parte di scuole e associazioni, a impiegare personale e tempo inutilmente, a spendere soldi per approntare spazi e materiali che poi non servono. Così l’Amministrazione lissonese ha deciso di dare un taglio a quest’abitudine, che crea non pochi problemi al municipio. Per farlo ha pensato di far leva sull’aspetto economico, sfruttando una norma esistente già da molto tempo, facoltativa per gli enti pubblici e fin qui non ancora applicata in città. Così la Giunta guidata dalla sindaca Laura Borella ha dato l’ok all’istituzione di una tassa di partecipazione ai concorsi pubblici: in sostanza, d’ora in poi chi vorrà iscriversi a uno dei concorsi indetti dal Comune di Lissone per un posto di lavoro dovrà versare ogni volta una quota di partecipazione, fissata in 10 euro. Sarà una sorta di contributo alle spese che organizzare le selezioni comporta.
"Negli ultimi anni – spiegano dal municipio – è andato crescendo il divario fra numero degli iscritti ai concorsi e numero dei partecipanti alle prove, quest’ultimo mai superiore al 40% dei primi". Cosa che provoca "grave dispendio di energie e di costi per l’organizzazione e la gestione dell’intera procedura concorsuale – sottolineano –: utilizzo di palestre con interruzione dell’attività scolastica e delle associazioni sportive, spese per l’allestimento delle palestre con tavoli e sedie, spese per le pulizie". La nuova tassa di ammissione dovrebbe servire a regolamentare questo fenomeno, disincentivando chi non è davvero convinto di presentarsi poi effettivamente al concorso.
F.L.