Carnate, treno fantasma: il capotreno scarica il collega

Il macchinista tace e l’altro indagato respinge le accuse: è previsto che scendessi, il freno non lo dovevo mettere io

Treno deragliato a Carnate

Treno deragliato a Carnate

Carnate (Monza Brianza), 26 settembre 2020 - Il macchinista tace, il capotreno nega di avere commesso irregolarità. Si sono tenuti alla Procura di Monza gli interrogatori dei due indagati di disastro ferroviario colposo per il regionale di Trenord ripartito da solo il 19 agosto scorso dalla stazione di Paderno-Robbiate, mentre i due dipendenti erano a fare una pausa al bar, e fatto deragliare dopo una corsa di 10 chilometri su un binario morto della stazione di Carnate.

Davanti al procuratore monzese Claudio Gittardi e al pm Michele Trianni titolare del fascicolo, il macchinista si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha fornito invece la sua versione dei fatti il capotreno. "Era nelle mie facoltà allontanarmi dal treno in seguito all’azionamento del freno, che non spettava a me ma al macchinista – ha sostenuto –. Non ho notato alcuna manovra anomala del macchinista". I magistrati hanno iscritto sul registro degli indagati il macchinista perché non avrebbe azionato il freno della motrice prima di allontanarsi per la mezz’ora di previsto stazionamento del treno. Almeno così risulta dall’esame eseguito dalla Polfer di Milano sulla ‘scatola nera’ del treno, dove la manovra non risulta.

Sarà la perizia tecnica disposta dalla Procura a chiarire se è possibile che il freno sia stato azionato senza funzionare. I consulenti tecnici hanno chiesto sessanta giorni per svolgere la perizia. Il capotreno è stato invece indagato perché avrebbe dovuto sorvegliare il treno nei 30 minuti di fermo. Su questo, però, i pm puntano ad altre verifiche.