Tensioni a Strasburgo. Affondo ungherese: "Salis criminale". Il papà: è solo imputata

L’eurodeputata di destra attacca la maestra detenuta a Budapest. Ma la famiglia non ci sta: "Questo è diventato un processo politico. L’ho incontrata, è motivata. Non si è candidata per fuggire".

Tensioni a Strasburgo. Affondo ungherese: "Salis criminale". Il papà: è solo imputata

Tensioni a Strasburgo. Affondo ungherese: "Salis criminale". Il papà: è solo imputata

"Se fosse eletta, non sarebbe la prima criminale al Parlamento Europeo". In conferenza stampa, Eniko Gyori, l’eurodeputata ungherese di Fidesz, partito di estrema destra, ha demolito la candidatura di Ilaria Salis, la monzese detenuta a Budapest da oltre un anno. "Il caso ormai ha preso una direzione per me inconcepibile. Da una donna detenuta per aver aggredito delle persone per strada a diventare una candidata ufficiale alle elezioni. Basta lamentarsi delle condizioni inumane carcerarie ungheresi e il fatto di essere portato in tribunale con le catene ai piedi". E ha aggiunto: "Una candidatura inconcepibile. Non si può non vedere come la sinistra in Italia strumentalizzi questo caso giuridico per i suoi scopi politici, soprattutto per attaccare il governo Meloni", ha aggiunto l’ex ambasciatrice dell’Ungheria a Roma. A stretto giro è arrivata la replica durissima di Roberto Salis, il papà di Ilaria: "Mia figlia è imputata, non è condannata. Il fatto che mia figlia sia una candidata non può essere un’aggravante. Bisogna che ci si metta bene in testa che è imputata per i motivi per cui è accusata. Quindi se qualcuno definisce mia figlia una criminale sulla base di un capo di imputazione non fa altro che comprovare che le motivazioni che sono addotte nella mozione che sarà presentata tra poco sono assolutamente veritiere e doverose".

Roberto Salis, a Strasburgo per presentare la candidatura della figlia, ha aggiunto: "Mia figlia ha deciso di candidarsi alle elezioni europee per il gruppo Alleanza verdi e sinistra in Italia ma non lo fa per scappare dal processo, lo fa perché ritiene di aver diritto a un processo giusto". E ancora: "Si trova in questa situazione da circa 14 mesi in regime cautelare in un paese che ospita manifestazioni come il giorno dell’onore, che sarebbero vietate in paesi come Germania o Italia perché considerate apologia di nazismo e fascismo. Non è altresì possibile che all’interno di 2 Paesi dell’Unione per il medesimo reato, da una parte vi è il non luogo a procedere dall’altra c’è mia figlia che rischia 24 anni di carcere". E se la candidatura invece dovesse ritorcersi in Tribunale contro la maestra monzese, "è necessario che le Istituzioni che ci sono in Italia e anche in sede europea facciano il loro mestiere perché questo non deve assolutamente accadere". E rivela: "Ho visto mia figlia a Budapest mercoledì scorso per il colloquio di un’ora che ci è consentito ogni mese. Era abbastanza motivata e contenta di aver fatto la scelta di candidarsi alle elezioni". "È determinata, anche troppo", ha aggiunto. "Credo che gli ungheresi avessero una forte motivazione ad arrestare uno dei due tedeschi che sono stati arrestati con mia figlia, che risultava già ricercato in Germania". "Credo che mia figlia sia stata sottoposta ai primi giorni di tortura, per i primi 35 giorni gravissimi, privandola addirittura degli assorbenti e della carta igienica, probabilmente per costringerla a fare qualche dichiarazione" su fatti di cui non era a conoscenza. "Io credo che ci sia sicuramente la volontà da parte del governo ungherese di perseguire gli antifascisti: negli stessi giorni degli assalti per cui è accusata mia figlia ci sono stati degli assalti a parti invertite. Mentre mia figlia è stata arrestata il giorno dopo, mentre era in taxi, quindi senza la flagranza di reato, questi attacchi di neofascisti sono avvenuti in flagranza di reato: sono stati arrestati sul momento e rilasciati dopo due giorni. È un processo politico".