CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

Teatro senza barriere. Attori ciechi o ipovedenti in equilibrio sul palco: "Tutti siamo Funamboli"

Copione e distanze imparate a memoria per il debutto di CircoSvista al Binario 7. Il messaggio universale: "Viviamo sempre in equilibrio, basta un imprevisto per farci cadere".

Teatro senza barriere. Attori ciechi o ipovedenti in equilibrio sul palco: "Tutti siamo Funamboli"

"Funamboli". Tutti ogni giorno viviamo in equilibrio e basta un imprevisto per farci cadere a terra, come è successo a agli attori di “CircoSvista“, la compagnia teatrale di non vedenti e ipovedenti, nata all’interno della sezione di Monza dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti (UICI).

Domenica, alle 16, al Binario 7 (sala Picasso) porteranno in scena lo spettacolo. "Funamboli", appunto. Loro sono riusciti a mantenere l’equilibrio e anzi a fare del loro problema una peculiarità e forza che racconteranno sul palcoscenico.

"Sì, perché la pièce – racconta il regista Max Brembilla – interpretata dagli 11 attori, racconta reali esperienze di vita vissute dai protagonisti. Momenti di spensieratezza, ma anche di sofferenza, stralci di vita personale e di vita lavorativa, e anche quegli ostacoli che ogni giorno devono affrontare le persone cieche e ipovedenti. Con il rischio, come è capitato a qualcuno, anche di finire nelle mani di chi si è approfittato della loro fragilità".

È il caso di Gabriela, che ha preso il taxi da casa al Policlinico e il tassista, approfittando del fatto che non vedesse, ha fatto il percorso più lungo, per far salire il tassametro.

E poi c’è Pia, collaboratrice scolastica che ha dovuto firmare a malincuore la lettera di licenziamento, e Marta che ha imparato a memoria il tragitto pedonale da Seregno a Giussano, mentre Gabriela racconta i suoi 20 anni passati in Africa, quando ancora vedeva. Luci e tramonti del Kenia le sono rimasti nel cuore. Da tanti racconti esce una storia intensa che regala un momento di leggerezza, ma al tempo stesso farà riflettere sulla vita, sulle relazioni, e quell’essere costantemente in equilibrio in una società dove la caduta è all’ordine del giorno.

È uno spettacolo al quale il regista si dice molto legato, perché frutto ed evoluzione del progetto del laboratorio teatrale avviato l’anno scorso all’interno dell’Uici e che ha subito conquistato i partecipanti.

"In questi mesi – racconta – hanno lavorato sodo: hanno imparato a stare insieme in piena libertà sul palcoscenico. Ad usare la loro voce, il loro corpo, a trasformare le immagini in azioni fisiche. È difficile lavorare con loro, ma è straordinario, per la loro disponibilità. Hanno raggiunto quell’autonomia e quella libertà che solo il teatro è in grado di regalare e che in quell’ora in scena abbatte qualsiasi barriera. D’altronde, il teatro non si fa solo con attori famosi".

Insieme ai non vedenti recitano anche alcuni normodotati, ma studiati i passi e prese le misure sul palco, lo spettatore dimentica chi vede e chi no. Infatti il regista è stato prima al Binario 7, ha preso le misure, in passi, della sala Picasso e le ha riportate nella sala prove della sede.

"Siamo di fronte a uno spettacolo studiato e allestito nei minimi dettagli – aggiunge Brembilla – Nulla è improvvisato o lasciato al caso. Ogni battuta, movimento, passo è interiorizzato, ripetuto e fatto proprio da tutti gli attori che sulla scena sono uguali perché il palcoscenico ha abbattuto le barriere". Sul palco due oggetti, che ben rappresentano l’essenza dello spettacolo, ma al tempo stesso della vita: la corda sulla quale Cristina all’inizio dello spettacolo cammina cercando di rimanere in equilibrio e quella piuma simbolo di leggerezza, perché malgrado tutto nella vita, per sopravvivere, bisogna mantenere quella leggerezza che permette di affrontare le avversità.