STEFANIA TOTARO
Cronaca

Tangenti sul mattone. Ora il capo dell’ufficio tecnico chiede di tornare in libertà

Antonio Colombo è al centro dell’inchiesta sull’urbanistica: attesa per la decisione del Riesame. Mentre il costruttore Luigi Roncalli punta per la seconda volta al dissequestro della sua società.

Tangenti sul mattone. Ora il capo dell’ufficio tecnico chiede di tornare in libertà

Il funzionario comunale al centro dell’inchiesta per concorso in corruzione sull’urbanistica al Comune di Usmate Velate chiede ai giudici della libertà di annullare o almeno modificare l’ordinanza di custodia cautelare che lo vede in carcere dalla fine dello scorso aprile. E intanto l’immobiliarista lecchese Luigi Roncalli ci riprova con un’istanza alla Procura di Monza per il dissequestro della sua società dopo il no dei giudici monzesi. La difesa dell’ex responsabile dell’ufficio tecnico Antonio Colombo, rappresentato dagli avvocati Raffaele Della Valle e Donatella Rapetti, ha discusso ieri davanti al Tribunale del Riesame di Milano il ricorso in appello per la scarcerazione negata dalla gip monzese Angela Colella firmataria dell’ordinanza cautelare e ora attende la decisione prevista nei prossimi giorni. Finora ha ottenuto la scarcerazione e la concessione degli arresti domiciliari l’immobiliarista Alberto Riva, figlio del sindaco di Vimercate degli anni Settanta Ezio Riva, difeso dagli avvocati Attilio Villa e Vanessa Colnago, mentre ha potuto lasciare gli arresti domiciliari in cambio di una sola interdizione professionale il costruttore Luigi Roncalli, che però, insieme all’ex geometra di Berlusconi, Francesco Calogero Magnano, si è visto rispondere picche dal Tribunale del Riesame patrimoniale di Monza. E ora si rivolge al pm monzese Carlo Cinque per ottenere la revoca del sequestro preventivo chiesto dalla Procura e disposto dalla gip.

"Il sequestro delle quote societarie è stato disposto in relazione ad un’indagine che vede attualmente il signor Roncalli indagato per un’unica condotta, consistente nel pagamento agli inizi del 2023 di una fattura di 12.500 euro che si ipotizza corrispettivo di corruzione – scrive il difensore di Roncalli, l’avvocato Davide Steccanella –. Il nominativo di Roncalli è indicato esclusivamente al capo di imputazione che riguarda una ipotesi corruttiva e non già un “reato tributario“. Nel frattempo – continua il legale – è venuto meno anche quel generico rischio che la libera disponibilità in capo ai titolari delle società possa aggravare le conseguenze dei reati commessi e protrarre le conseguenze nonché agevolare la commissione di altri reati, per cui mantenere oggi e ancora dopo tre mesi, il sequestro dell’intero capitale di una società che in ogni caso non verrebbe più amministrata dall’indagato, risulta totalmente illegittimo".