Tallarita, l’imprenditore “generoso“ Regalino di Natale con mazzetta

Nuova accusa per il 50enne di Verano finito agli arresti domiciliari insieme a quattro dipendenti pubblici per aver cercato di corrompere funzionari e ottenere l’assegnazione degli appalti di manutenzione del verde

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di Stefania Totaro

Aveva provato a corrompere pochi giorni prima del Natale 2019 anche il responsabile del servizio gestione del verde del Comune di Monza con una confezione regalo contenente una bottiglia di vino e 1.000 euro in contanti, che però gli era stata subito restituita dal funzionario pubblico. Una nuova accusa di istigazione alla corruzione contestata a Francesco Tallarita, l’imprenditore 50enne di Verano Brianza, ora trasferito a Giussano, al centro dell’inchiesta della Procura di Monza sui lavori pubblici in Brianza ottenuti grazie a pubblici ufficiali corrotti con mazzette, regali e buoni benzina. La contestazione aggiuntiva è emersa dopo che il pm monzese Carlo Cinque ha firmato la conclusione delle indagini preliminari nei confronti dell’imprenditore che lo scorso maggio era finito agli arresti domiciliari insieme a quattro dipendenti pubblici con le accuse a vario titolo di corruzione, falso e turbativa d’asta (misure cautelari nel frattempo revocate e decadute).

Secondo l’accusa Tallarita, quale titolare dell’impresa risultata mandante per l’appalto del servizio globale di manutenzione del verde comunale di Monza insieme a un consorzio di altre aziende, aveva provato a fare il "regalino di Natale" al pubblico ufficiale incaricato, ma il tentativo di corruzione era tornato al mittente. La conclusione delle indagini firmata dalla Procura vede salire da 12 a 14 gli imputati (oltre a tre società facenti capo all’imprenditore imputate in qualità di soggetti giuridici) e da 13 a 23 le imputazioni contestate. Francesco Tallarita è anche accusato di avere corrotto nel marzo 2021 Antonio Gallello, 56 anni, di Cirò Marina in provincia di Crotone, presidente dell’Associazione professionisti sicurezza ambiente, quindi nella sua qualità di incaricato di pubblico servizio titolato a certificare la partecipazione e il superamento di corsi di formazione professionale per lavoratori, versandogli 150 euro per ogni falso attestato di frequenza a corsi di formazione che un dipendente di Tallarita avrebbe dovuto regolarmente frequentare ma non aveva potuto farlo perché era rimasto vittima di un infortunio sul lavoro. Tallarita è anche accusato in concorso con Matteo Dozio, 49enne di Merate, gestore di una stazione di rifornimento di carburante, di avere escogitato uno stratagemma per procurarsi le somme di denaro per corrompere i funzionari pubblici da ‘oliare’: Tallarita usava la carta carburante come mezzo di pagamento di rifornimenti in realtà mai eseguiti presso il distributore e si faceva restituire il denaro in pari importi, facendosi anche rilasciare fatture per gli acquisti, che poi avrebbe utilizzato pure per "dedurre dal reddito di impresa il costo dei fatti corruttivi" e ridurre le tasse dovute deducendo l’Iva.