Quel suicida "redivivo" che tornò dai figli dopo il funerale

Un'incredibile vicenda capitata a Monza negli anni Venti a due fratelli baristi

Il suicida redivivo nell'illustrazione di Guido Bandera

Il suicida redivivo nell'illustrazione di Guido Bandera

Monza, 26 febbraio 2017 - In un romanzo di Balzac ambientato nel 1817, il colonnello Hyacinthe Chabert, soldato della Grande Armata francese, torna dalla guerra contro i Russi a distanza di dieci anni dalla sua ultima battaglia e scopre che tutti lo avevano creduto morto, sepolto sotto i cadaveri. Ne Il Fu Mattia Pascal di Pirandello il protagonista inscena addirittura il proprio suicidio per sparire dal mondo. Nel film Sommersby (1994), c’è un soldato sudista – il bel Richard Gere – che torna alla guerra di indipendenza americana dopo essere stato creduto morto. O almeno questo è il dilemma (è lui o non è lui?) che attraversa tutto il film Senza scomodare però troppo la storia della letteratura e del cinema, questi racconti surreali non possono che tornare in mente leggendo una vecchia cronaca apparsa sui giornali monzesi negli anni Venti.Anzi, in una data imprecisata del luglio del 1924, comunque a ridosso dell’anniversario del Regicidio, tanto per intendersi.

Succede infatti che un giorno a Monza, e precisamente in un bar di via Italia gestito da due fratelli, giunga una brutta notizia. I fratelli Angelo e Maria M., proprietari del Bar Nazionale di via Italia, vengono infatti chiamati a Milano per un doloroso riconoscimento. Quello del cadavere di un vecchio, addosso la divisa del ricovero di mendicità, che si è gettato il 13 luglio da un ponte sulla Ferrovia Nord. Suggestionati dalle affermazioni di una altrettanto vecchia zia, sorella del papà e residente a Milano, i due fratelli credono di scorgere nei lineamenti del cadavere quelli dell’anziano padre, che qualche giorno prima si era appunto allontanato dal ricovero di mendicità di cui era ospite. A quel punto dubbi non sembrano sussisterne più. Evidentemente anche la taglia degli abiti sembra corrispondere a quella del padre. E poi... se lo dice anche la sorella, meglio venire a patti con la realtà e farsene una ragione, pensano probabilmente i due fratelli. E così la povera salma straziata viene sepolta.

La sorpresa è però enorme quando qualche giorno dopo le esequie, a Monza al Bar Nazionale compare un uomo: e si tratta proprio, senza ombra di dubbio, del genitore dei due fratelli. Ovviamente, vivo e vegeto. E si scopre così che quest’ultimo aveva appreso leggendo un giornale la notizia... del proprio decesso. Desideroso però di riappropriarsi dell’inattesa opportunità di godere di un po’ di libertà, almeno per qualche giorno, aveva pensato bene di non andare a smentire le convinzioni dei propri figli e della sorella. Sembra fra l’altro che il soggetto – il “suicida redivivo” appunto, come lo chiameranno alcune cronache dell’epoca – non fosse nuovo a “scorribande del genere”, e si sia poi fermato a Monza e abbia trovato lavoro da un tappezziere. Proprio in via Italia. A due passi dal bar dei figli. In modo, almeno questa volta, di non perdersi di vista e non incorrere in una nuova “marachella” del padre. Cosa sia poi stato della vita dei protagonisti di questa strana vicenda, non è dato sapere.