
di Dario Crippa
Helsinki. Finlandia. Olimpiadi 1952. Le prime con atleti dell’Urrs. Irene Camber, nata a Trieste il 12 febbraio 1926, è una ragazza di 26 anni, semplice e determinata. Il fioretto l’ha già fatta conoscere nel suo ambiente, ma per arrivare sul gradino più alto bisogna fare molta strada e, soprattutto, sconfiggere la campionessa per eccellenza: Ilona Elek, favoritissima atleta ungherese, già vincitrice di due ori olimpici a Londra nel 1948 e a Berlino nel 1936. Vent’anni di più, è considerata una leggenda. Irene Camber, che è una persona metodica, non si fa scoraggiare. "Il maestro mi aveva insegnato come fare. Ho studiato bene le sue mosse e i suoi punti deboli, seguivo gli assalti, prendevo appunti". Quando arriva la finale, Irene è pronta. E ripensa anche all’insegnamento di suo padre, il poeta-soldato Giulio Camber Barni, morto in Albania nel 1941. "Mi diceva che nella vita, come nella scherma, devi essere sempre leale, corretto, senza mai imbrogliare".
E la stoccata decisiva si materializza come per magia. "Ero molto rapida in attacco. Ringrazio Dio per essere arrivata fino a qui oggi, sono rimasta meravigliata per tutte le telefonate che ho risevuto: sono grata anche per chicchierate con i giornalisti come lei". Non male, detto da una fiorettista eccezionale come Irene Camber: un oro a Helsinki e un altro oro ai Campionati Mondiali di Bruxelles, solo 10 atlete in Italia hanno fatto il double come lei. Non solo: Irene Camber è stata anche la prima donna in Italia a prendere una laurea in chimica industriale. Più difficile eccellere nello sport o laurearsi in una disciplina ritenuta allora così maschile? "È stato tutto molto naturale, basta applicarsi. Ci vuole metodo e tanto studio, come nella scherma". E per traguardare i 95 anni? "Faccio ginnastica tre volte alla settimana, devo ringraziare i miei figli che mi hanno sempre spinta a farlo". Originaria di Trieste, dopo la laurea era entrata alla Montecatini. Poi aveva conosciuto e sposato nel 1956 Gian Giacomo Corno, che aveva aperto uno studio da commercialista a Lissone, tuttora esistente. Ci ha lavorato al fianco per una vita. E ha fatto tre figli: Fabio, Giulio, Giorgio. Avvocati e docenti universitari.
Fioretto, chimica industriale, tre figli maschi. Cosa è stato più impegnativo? "Allevare i figli (ride)". Come ha festeggiato? "Ho 8 nipoti e una pronipote, mi hanno portato i palloncini. A turno, per evitare il Covid...". Dicono che Irene Camber è tornata a passeggiare in paese da pochi giorni. Fiduciosa, ma prudente. Un messaggio ai giovani? "Per vincere bisogna combattere, se non si combatte non si può vincere. Ed essere sempre sinceri".