Monza, due studenti del liceo si tolgono la vita. Le madri: troppe pressioni

Comunità sotto choc. I genitori scrivono al preside del ‘Frisi’: ripensiamo il mondo della scuola, si basa tutto sulle performance

I ragazzi che frequentano il liceo Frisi si sono trovati ieri per ricordare i due compagni

I ragazzi che frequentano il liceo Frisi si sono trovati ieri per ricordare i due compagni

Monza, 15 febbraio 2020 -  «Il liceo non è solo verifiche e interrogazioni. C’è molto di più e vi auguriamo di riuscire a capirlo e viverlo soprattutto in questo momento così delicato. Ricordatevi dell’importanza di circondarvi di relazioni sane e positive che vi possano supportare nel lungo quinquennio liceale, di fare esperienze, di scoprire talenti che non hanno nulla a che fare con la scuola, di divertirvi e scoprire voi stessi prima ancora degli integrali e del latino". Marta, Federico, Chiara, Francesca e gli altri diciotto loro ex compagni di classe hanno deciso di scrivere ai professori che "avranno bisogno di grande forza per mettere da parte il loro dolore e aiutare gli studenti a elaborare ciò che stanno vivendo", ma soprattutto ai ragazzi del liceo scientifico Frisi di Monza.

Perché il suicidio di due brillanti studenti di quinta, classe 2001, nell’arco di due settimane ha toccato " anche noi frisini diplomati ormai quattro anni fa". La lettera degli ex compagni della 5B raccoglie "pensieri d’affetto". Vuole arrivare agli studenti di oggi come l’abbraccio di un amico fedele. "Per nessuno di noi il Frisi è stato una passeggiata", ma "vi accorgerete, a distanza di anni, del ruolo fondamentale che avrà avuto nella formazione di ognuno di voi e ci auguriamo che riuscirete a essere fieri di voi stessi e a ricordare gli anni del liceo con orgoglio e gratitudine per i passi di crescita che avrete vissuto".

Sì, è vero, è una scuola impegnativa, il Frisi. Lo Scientifico per eccellenza, a Monza. "Eccellente per qualità e umanità dei professori che cercano sempre di mettere gli studenti a loro agio, valorizzando le loro caratteristiche e i loro talenti", ripete Marco Ghezzi, presidente del Consiglio d’istituto e papà di due frisini. Anche le famiglie sono sgomente: "È il momento di pensare ai nostri ragazzi, di riflettere sul mondo della scuola che forse punta troppo sulla performance, senza tenere sempre conto delle pressioni a cui i nostri figli vengono sottoposti, senza considerare abbastanza le fragilità caratteriali di tutti", lo sfogo di alcuni genitori scritto a titolo personale al direttore dell’ufficio scolastico provinciale di Monza e Brianza, "senza ovviamente voler accusare nessuno". Tanto che oggi il liceo si riscopre ancora più unito. Ancora più comunità. Oltre lo studio.

«Tenete duro e ricordate che non siete solo studenti – lo slancio dei ragazzi della 5B –, che il Frisi non durerà per sempre e che un giorno, ripensando alle nottate insonni, proverete nostalgia di quelle mura familiari". C’è di più. E allora "non vogliamo che il nostro dolore venga misurato solo in termini di rendimento scolastico", la sofferenza di un gruppo di ragazze all’uscita da scuola. Tra le mani tengono una rosa bianca. L’hanno distribuita gli amici di uno dei ragazzi che non c’è più, ma "era un’iniziativa che aveva voluto lui". Lui voleva che la scuola fosse "uno spazio dove stare bene, dove dialogare apertamente", racconta Lorenzo Pedretti, ex frisino portavoce dell’Ufficio coordinamento nazionale studenti, ricordando l’ultima chiacchierata con l’amico, proprio il giorno prima della tragedia.

Anche Nicholas Torri, coordinatore monzese di Fridays for future – il gruppo in cui uno dei due studenti scomparsi era attivo –, sa che un senso non c’è: "È naturale essere tristi in questo momento, ma è importante intestarci i loro sogni, i loro ideali e portarli avanti". Parla a un folto gruppo di amici, compagni di classe, professori riuniti in piazza Trento, la piazza centrale del capoluogo della Brianza. Per ricordare i due studenti. Leggendo le ultime pagine di "Non c’è più tempo", il libro di Luca Mercalli sull’emergenza climatica: "Mi aveva confessato che gli era venuta una eco-ansia, gli mancavano solo venti pagine per finire il libro. Avrebbe voluto rendere il mondo ogni giorno un pochino migliore. Ora tocca a noi".