Strangolò la moglie malata Ottantenne va in Appello

Giuliano Luigi Bonicalzi era stato condannato a 20 anni di reclusione: la Procura non si oppose, le tre figlie non possono più costituirsi parti civili

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di Stefania Totaro

Ricorre in appello contro la sua condanna a 20 anni di reclusione, mentre le figlie non si costituiscono più parti civili in secondo grado dopo la decisione della Procura di non opporsi alla sentenza della Corte di Assise monzese. Giuliano Luigi Bonicalzi, pensionato 80enne, nell’agosto del 2020 ha stretto le mani intorno al collo della moglie gravemente malata, Rosalba Teresa Rocca, 86enne, dopo averla ripetutamente schiaffeggiata perchè non voleva prendere le medicine, poi l’ha messa a letto e l’ha vegliata tutta notte sperando che si riprendesse, fino all’alba quando ha telefonato alla nipote dicendole di chiamare i soccorsi perchè la nonna era caduta e non si svegliava più. Ma quando i soccorritori sono intervenuti, hanno notato i segni sul collo della donna e hanno allertato i carabinieri. Per questa vicenda l’anziano è imputato di omicidio volontario aggravato. I giudici monzesi hanno accolto le richieste formulate dal pm della Procura di Monza Michele Trianni, che aveva concesso all’imputato le circostanze attenuanti generiche.

Al dibattimento le tre figlie si erano costituite parti civili contro il padre, ottenendo il riconoscimento ad un risarcimento dei danni, ma senza provvisionale. Le sorelle hanno deciso di non procedere con autonomo ricorso in appello ma di procedere eventualmente con una causa civile. La difesa dell’anziano aveva chiesto invano che il pensionato venisse sottoposto ad una perizia psichiatrica per accertarne l’incapacità di intendere e di volere al momento del fatto, identificato come un omicidio preterintenzionale e si batterà in appello per ottenere la riforma della sentenza. "Ho peccato di presunzione pensando di riuscire a seguire mia moglie malata da solo. Quando si è rifiutata di prendere le medicine e le ha buttate nella minestra ho perso la testa. E ora mi tormento giorno e notte al pensiero di averla fatta soffrire".

Le figlie hanno invece descritto il genitore come un uomo autoritario in famiglia, tanto da spingerle ad allontanarsi da lui e che vessava e maltrattava la moglie, già in passato malmenata. "Mi stai rendendo la vita un inferno", la rimproverava da quando si era ammalata. "E’ vero che quando mi arrabbiavo lanciavo gli oggetti in casa e che a volte insultavo mia moglie perchè non voleva prendere le medicine, ma non l’ho mai picchiata e non ho mai toccato neanche le mie figlie - ha dichiarato nel suo interrogatorio il pensionato, ex artigiano con un passato di seminarista dai Sacramentini poi lasciati a metà percorso - Non ero un padre padrone, facevo il padre. Adesso loro ce l’hanno con me e hanno ragione. Ci eravamo informati per una casa di cura, ma mia moglie non voleva lasciare la sua casa. La badante veniva solo tre mattine alla settimana perchè con gli ultimi soldi dovevo comprare la casa anche alla mia terza figlia come ho fatto per le altre due".