Dario Crippa
Cronaca

Silvio Berlusconi e quel legame speciale con Monza: dal calcio al barbiere, qui il Cav era di casa

Il racconto di chi l’ha conosciuto durante gli eventi sportivi o conviviali: “Era un personaggio unico”

Silvio Berlusconi allo stadio del Monza e, nel riquadro, il logo della squadra a lutto

Silvio Berlusconi allo stadio del Monza e, nel riquadro, il logo della squadra a lutto

Monza – “Una preghiera per lui”. La prima reazione, pochi minuti dopo la notizia della sua morte, arriva dal Club Amici del Monza. Una delle storiche tifoserie cittadine, gente di 50-60 anni di media che con l’avvento di Berlusconi a Monza avevano toccato con mano il sogno di una squadra di calco che dalla serie D era arrivata in quattro anni a toccare la serie A.

Il rapporto di Silvio Berlusconi con Monza si era stretto negli ultimi anni, appunto. Anche se che qualcosa non andasse per il verso giusto molti tifosi lo avevano capito quando non lo avevano più visto sedere come abitudine allo stadio. Il rapporto fra quei dodici chilometri che separavano la sua Villa di Arcore da Monza era però consolidato.

L’ultima volta che si era visto in città era stato un anno fa: c’era la fanfara dei carabinieri in concerto in occasione dell’anniversario di fondazione dell’Arma. E Berlusconi era sbucato da via Carlo Alberto, ai piedi dell’Arengario, a braccetto con Marta Fascina, la sua nuova compagna, e moglie. Qualcuno era andato a salutare, lui sorridendo era andato a sedere nella piazza nel Duomo.

“Lo avrei abbracciato” aveva detto poche ore fa Raffaele Della Valle, classe 1939 di tradizione liberale, principe del Foro di Monza (difese anche il povero Enzo Tortora). “Le idee politiche ormai ci separavano, non ci vedevamo più dal 1996. Ma nel 1994 mi aveva consentito con Forza Italia di entrare in Parlamento, dove ero stato primo capogruppo del partito e vicepresidente della Camera. E poi, da storico tifoso del Monza, aveva consentito a vecchietti come me di esaudire li sogno della serie A”. E poi un commento sentito sulla morte dell’amico Silvio: “Una profonda tristezza, perché ha richiamato tutti noi a un concetto che sembrava scontato ma che con lui non lo era: non esiste l’immortalità. Ha richiamato tutti alla realtà, con Berlusconi l’ipotesi della morte non si era mai davvero profilata. Era caduto tante volte ma si era sempre rialzato. Di lui ricordo l’entusiasmo e la capacità di entusiasmare con il suo concetto di progredire sempre Così aveva conquistato tutti anche nel 1994, questa morte lascia tutti esterrefatti”. E chiude con una stilettata: “Anzi, dico con amarezza che qualcuno perderà il lavoro fra i suoi tanti detrattori, che hanno passato la vita ad attaccarlo”.

Allo stadio era venuto spesso, anche in trasferta si era fatto vedere addirittura in piazze poco blasonate come Busto Arsizio e Olbia. La sera dello spareggio promozione di Pisa, un anno fa, era l’anima della festa: negli spogliatoi aveva guidato cori. 

Da Monza arrivavano con regolarità anche a tagliargli i capelli: dall’Aris Creative Studio avevano cominciato facendo i capelli a Mike Bongiorno, “prima mio padre Severino e poi io – raccontava Aris -. Mi ha visto nascere. Un signore, una persona eccezionale, capace di mettere a proprio agio chiunque avesse a che fare con lui”.

E da Monza arrivavano anche a portargli la carne. Gli addetti della macelleria di Parma, nel cuore del quartiere San Biagio, macellaio dei vip, si erano sempre recati alla villa di Macherio a portargli la “spesa”. Carne semplice, bianca soprattutto, pollo e vitello. “L’aletta era uno dei suoi tagli preferiti” rivelano. Niente di complicato, un vecchio taglio con un filo di grasso, memoria di quanto cucinava la sua mamma.

“Entrare a Macherio o ad Arcore non era semplice, ma dopo un po’ di era instaurata la fiducia necessaria. E Luigi Parma ricorda un aneddoto: “Ho visto Berlusconi poche volte – racconta -: quella che ricordo con più piacere fu una cena con gli sponsor in occasione di una delle ultime edizioni del Trofeo intitolato al papà, Luigi. Una cena fatta per gli sponsor, nomi grossi che accompagnavano il Milan, dalla Toyota alla compagnia aerea Emirates. Lui un personaggio unico: raccontava barzellette una dietro l’altra, faceva sorridere, scherzava galantemente con le belle ragazze e all’improvviso il suo volto si trasformava: avvicinava l’imprenditore di turno, e gli faceva il check-up: ‘Quanti dipendenti hai? E nel giro di pochi secondi calcolava: se hai questi numeri, devi fatturare così e così oppure non ci stai dentro, mi raccomando’. E giù con consigli pratici, uno showman anche dell’imprenditoria. Poi ritornava a scherzare. Un altro aneddoto: “Ricordo l’allenatore: all’epoca c’era Sinisa Mihajlovic. E Berlusconi si raccomandò con lui: ‘adesso devi fare il giro di tutti i tavoli. E ringraziare uno per uno i nostri sponsor. Perché senza di loro, non ci sarebbero i soldi necessari per la nostra squadra di calcio”. Semplice, no?