Silvio Berlusconi e il Milan: un amore lungo trent'anni

Dall’acquisto con il Diavolo sull’orlo del baratro fino alla cessione ai cinesi. In mezzo una valanga rossonera di scudetti e coppe. Nel 2018 il ritorno nel mondo del calcio: il Monza è suo

Silvio Berlusconi con i trofei vinti da presidente del Milan (Archivio)

Silvio Berlusconi con i trofei vinti da presidente del Milan (Archivio)

Silvio Berlusconi – morto oggi all’età di 86 anni – e il Milan, un amore senza fine. Un amore che non si è concluso neppure nel 2017 quando la holding della famiglia Berlusconi, ovvero la Fininvest, ha ceduto la totalità delle quote della società rossonera all'imprenditore cinese Yonghong Li. Non parliamo, poi, della passione per il calcio che ha portato l’ex presidente del consiglio a rilevare il Monza nel 2018, portandolo a raggiungere il traguardo della serie A nella stagione 2022-2023.

L'ingresso in società

Il 20 febbraio 1986 Silvio Berlusconi rileva le quote della società Ac Milan, ripianandone il deficit economico e di fatto salvandola dal fallimento. La società versava infatti in una situazione particolarmente difficile e l'indebitamento che aveva accumulato stava rischiando di portarla al collasso. Provvidenziali quindi l'arrivo di Berlusconi e la sua notevole iniezione di liquidità.

Il Milan di Sacchi

Silvio Berlusconi è sempre stato un perfezionista. Nonostante prima dell'ingresso nel Milan – si narra – avesse espresso la volontà di acquistare l'Inter, una volta diventato rossonero ha fatto il patron eccome. Sin da subito, peraltro. Il suo arrivo ha portato in rossonero dapprima talenti del calibro di Roberto Donadoni, Giuseppe "Nanu" Galderisi, Daniele Massaro, Dario Bonetti e Giovanni Galli. In panchina Niels Liedholm, che però non aveva convinto. Tanto da aver concluso con un esonero. Il Barone viene sostituito da Fabio Capello, futura guida del Milan degli invincibili, che porta il Diavolo al quinto posto finale in classifica e vincere lo spareggio per l’ingresso in Coppa Uefa con la Samp.

È il 1987 l'anno magico, l'anno nel quale il Diavolo inizia a sognare il paradiso. E poi a raggiungerlo: nel 1987 il Milan ingaggia per la panchina un giovane tecnico di belle speranze ma dal nome ancora poco noto ovvero Arrigo Sacchi e per il campo pesca in Olanda. Arrivano i due fenomeni che trascineranno il Milan: Marco Van Basten e Ruud Gullit. Quel Ruud Gullit di cui di lì a poco tantissimi bambini avranno persino il cappellino con le treccine in segno quasi di venerazione. Inizia il magic moment rossonero: un magic moment destinato a durare anni.

Silvio Berlusconi solleva la Coppa dei Campioni
Silvio Berlusconi solleva la Coppa dei Campioni

Nel primo campionato il Milan rincorre il Napoli, per poi superarlo e vincere lo scudetto. Nel 1989 e nel 1990 ecco due Coppe dei Campioni, due Supercoppe europee, due Intercontinentali e una Supercoppa Italiana. Silvio Berlusconi è incoronato re di Milano e del calcio italiano: è lui il presidente che ha valorizzato il calcio totale di Arrigo Sacchi e contemporaneamente forgiato una delle squadre di club più forti nella storia del calcio mondiale. In quel Milan spiccano, in difesa, la conferma di Franco Baresi come uno dei centrali più forti di tutto il globo (grazie anche a una capacità sopraffina di adattarsi ai dettami della zona dell’Arrigo) e l’ancora giovanissimo Paolo Maldini, che rappresenterà insuperato modello del terzino per quanto riguarda il calcio contemporaneo.

Gli anni Novanta

Silvio Berlusconi rispecchia il calcio del suo Milan: è il presidente totale, quello che non manca mai di dare il proprio apporto, di far sentire la propria vicinanza alla squadra. A differenza di quanto accade in altri club, la proprietà in casa rossonera si fa sentire. E lo fa anche dicendo la propria in pubblico sul sistema di gioco adottato dall'allenatore. Al suo fianco c'è sempre Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan e braccio destro di Berlusconi. E' lo stesso Galliani a ritirare ufficialmente la squadra il 20 marzo del 1991 nella famigerata "notte di Marsiglia", la partita di ritorno dei quarti di finale di Coppa dei Campioni contro l'Olympique Marsiglia durante la quale si era spento uno dei riflettori dello stadio.

Questo gesto costa la sconfitta a tavolino per 3-0 al Milan e segna anche in qualche modo la fine del ciclo di Arrigo Sacchi, che pochi mesi dopo lascia la panchina del Diavolo. Nella stagione seguente il Milan, allenato da Fabio Capello, conquista la scudetto senza subire sconfitte e nel 1993 conquista anche la Supercoppa italiana. È l’inizio dell’epopea del Milan degli invincibili: i rossoneri guidati da Don Fabio portano a casa altri tre campionati, due Supercoppe italiane, una Coppa dei Campioni e una Supercoppa europea. Il ciclo di vittorie degli anni ‘90 si chiude con il sedicesimo scudetto, dopo due stagioni difficili: quello con Alberto Zaccheroni in panchina nella stagione 1998-1999.

Il nuovo millennio

Ancelotti, Berlusconi e Galliani
Ancelotti, Berlusconi e Galliani

Berlusconi però considera il Milan una seconda famiglia e non vuole arrendersi al fatto che il ciclo vittorioso possa essere finito. E infatti ha ragione: con l'arrivo di Carlo Ancelotti come nuovo allenatore i rossoneri tornano grandi. Anzi grandissimi: nel 2003 il Milan batte in finale la Juventus ai rigori e conquista la Champions League, solo tre giorni dopo sconfigge anche la Roma e vince l'unica Coppa Italia dell'era Berlusconi. Nella stagione successiva, ecco anche lo scudetto: è il diciasettesimo della storia milanista. Arriva anche la Supercoppa europea: a pagare dazio questa volta è il Porto di José Mourinho. Nel 2008 arriva anche la settima Supercoppa Europea e la prima Coppa del mondo per club. Nel 2011 il presidente Silvio Berlusconi può ammirare in bacheca la sesta Supercoppa italiana della storia del club e il diciottesimo scudetto, stavolta con Max Allegri alla guida.

I campioni rossoneri

Andriy Shevchenko, Kakà, Clarence Seedorf, Edgar Davids: questi sono solo alcuni dei nomi di grandi talenti che hanno vestito la maglia rossonera negli ultimi anni. Alessandro Nesta, Paolo Maldini, Leonardo, Zlatan Ibrahimovic. E poi Frank Rijkaard, Marco Van Basten, Marco Simone, Alessandro Costacurta, Franco Baresi, Demetrio Albertini, Zvonimir Boban, Dejan Savicevic, Ronaldinho, Rui Costa.

L'addio e il cambio di proprietà

L'amore per il calcio a Silvio Berlusconi non è mai mancato, ma dal 2012 in poi a cambiare era stata l'atmosfera. Al Milan iniziava a respirarsi uno spirito diverso e anche Silvio Berlusconi cominciava a non essere più il "papà" della squadra. Ecco che quindi, dopo diverse trattative, nel 2016 Berlusconi cede alla proprietà cinese.

La nuova avventura

La fame di calcio, però, non si spegne. Nel 2018, infatti, dopo una trattativa condotta a fari spenti Silvio Berlusconi acquista il Monza, la squadra della provincia in cui risiede. I biancorossi, in quel momento, languono in serie C, divisione in cui sono ritornati dopo il fallimento di qualche anno prima. Il leader di Forza Italia, con l’inseparabile Galliani al suo fianco, detta subito la linea: l’obiettivo è l’approdo in tempi rapidi in serie A, categoria mai frequentata dai brianzoli.

Il traguardo è centrato nel giro di tre anni, fra vagonate di acquisti più o meno azzeccati, stipendi mai visti in serie C e cadetteria, allenatori che vanno e vengono. Il pupillo Brocchi, l’ex mezzala rossonera Giovannino Stroppa (è lui a festeggiare la storica promozione in A) e l’attuale Raffaele Palladino. 

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