
Sigma The Voice
Monza, 13 luglio 2020 - La passione per la musica l’ha avuta fin da piccola, quando "rubavo gli ascolti ai miei fratelli con i loro dischi di ogni genere". Poi ha iniziato anche a ballare hip-hop. "La musica era la mia quotidianità", riconosce Elisa Rovelli. Poi, però, il colpo basso della vita. A soli 11 anni. Elisa si ammala di Parkinson giovanile: "Dopo la diagnosi mi sono paralizzata". Eppure "non ho mai pensato di piangermi addosso. Non potevo dargliela vinta". Così Elisa riesce a condurre una vita apparentemente normale, si diploma in fotografia, diventa set designer, stylist e videoamatrice. Trova anche un lavoro in libreria, ma è proprio qui che la malattia ha dato i suoi primi e più pesanti segni: "I clienti mi chiedevano sempre più spesso di ripetere quello che dicevo. Era la malattia che si stava aggravando – racconta –. In quel momento ho deciso di cominciare a cantare per tenere allenata la parola, il rap in particolare. Prima i testi di altri, poi ho iniziato a scrivere brani miei, proprio quando non ho più potuto lavorare".
Perché «non è tanto il tempo che in una giornata mi rimane senza crisi e quello ora lo uso per fare musica". Il suo rap. "Adesso sto vedendo la ferocia della malattia, ma nella musica ho trovato conforto", continua Elisa. Che in arte ha deciso di chiamarsi Sigma The Voice: "Sigma come lo studio sui dischi volanti che, però, io intendo non come ufo ma come la canzone che ti vola in faccia, ti colpisce e ti cambia la vita. E The Voice perché voglio dare voce a chi non ce l’ha". Lei lo fa con uno stile "rap-soul-melodico", ma "continuo a esplorare altro". Pure con giovani artisti che decidono di affidarsi a Elisa e alla sua casa discografica – la Disability Records – fondata una manciata di mesi fa insieme con l’amico (affetto da fibromialgia) Alessio Pitoni, Adria the Reject come firma dei suoi testi: "Un’etichetta che possa dar spazio a tutti gli artisti che fanno della musica un motivo di vita e di rivalsa. Che abbiano qualcosa da dire e che vogliano continuare a essere liberi di cantare quello che pensano".
E’ appena uscito il suo ultimo singolo - "Nausicaa" -, un brano che rappresenta la lotta, la pausa dalla lotta e allo stesso tempo la lotta per la vita in un periodo di guerra. È un viaggio tra il prendersi cura di sé prendendosi cura degli altri: "E’ un mantra che mi incoraggia ad affrontare la vita nei suoi problemi, anche se in certi momenti sono costretta a camminare a carponi e le cure proposte, con la loro poca efficacia, non rendono giustizia alla mia voglia di vivere", le parole di Elisa. I prossimi mesi serviranno per chiudere l’album "Ad Arte" e "comunque ho anche altri due dischi in cantiere". "Cominci a farti domande ed è questo che a me interessa, oltre la musica: andare a colpire le persone sottopelle. È un processo di guarigione a distanza. Ma ci vuole tempo e pazienza".