"Sì, Pessina ha ancora gli occhi del sognatore"

Parla dalla Bulgaria Fulvio Pea, l’allenatore che lanciò il futuro capitano biancorosso in prima squadra quando aveva solo 17 anni

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di Dario Crippa

"Quando ci sono difficoltà, mi chiamano. Il mio destino evidentemente è questo".

Fulvio Pea. Allenatore di calcio, formatore di uomini, comincerà oggi l’ennesimo campionato all’estero. Dopo gli anni in Cina (l’anno scorso era al Nanjing City, in serie B, con una squadra da costruire da zero dopo un ripescaggio last minute), è ora In Bulgaria. Al Pfk Hebar Pazardzik. "Neopromosso nella massima serie. Ma con una squadra ancora incompleta, tutta da costruire, ma il progetto mi ha conquistato. Mi hanno chiamato inaspettatamente, stavo già per firmare per un club negli Emirati Arabi...".

A Monza gli appassionati ben ricordano l’incredibile stagione 2014-1015. Le promesse dell’improbabile presidente anglo-brasiliano Anthony Emery Armstrong, poi la sua fuga per debiti, l’accusa di truffa, con solo mezzo stipendio pagato in una stagione, dal sogno promozione alla corsa per salvarsi.

E alla fine il fallimento.

"Ma sul campo riuscimmo a salvarci, in un anno mi trovai ad allenare più di 70 giocatori, credo non sia mai accaduto a nessuno. Fu una stagione molto bella dal punto di vista tecnico ed emotivo. Tifosi, staff, la stessa città si trovarono a remare compatti in un momento molto difficile, dimostrando amore vero, fu qualcosa di speciale".

A Monza molti la ricordano con effetto. Un uomo vero.

"Un giorno mi piacerebbe tornarci in visita. Mio figlio, che ha quasi 9 anni, tifa Atalanta... non so perché (ride), e adora Pessina… chissà che non voglia tornare anche lui per vederlo nella sua nuova squadra, il Monza".

Già, Matteo Pessina. Esordì con Lei, aveva solo 17 anni.

"Ma stavamo programmando quel momento da tempo, tutti giustamente ricordano i mesi in cui giocò, ma prima ci fu un duro e lungo lavoro per farlo irrobustire e crescere fisicamente e psicologicamente".

Dopo la fuga di Armstrong, i giocatori misero in mora la società e si svincolarono. E...

"Io mi ritrovani quasi solo con la Berretti e dovetti buttare nella mischia immediatamente Pessina e compagni".

A Busto Arsizio il suo esordio...

"E fece subito gol".

Poi arrivarono 25 giocatori raccattati fra svincolati anche di lungo corso.

"Quel giornò nevicò e li dovetti mettere a spalare la neve come primo allenamento. Furono momenti difficili. Ma Pessina non uscì più di squadra".

I tifosi si ritrovarono assieme allo staff a volte a comprare da mangiare ai giocatori...

"E gli ultras si autotassarono per pagarci una trasferta a Pordenone...".

Sentito più nulla di Armstrong, fuggito a Dubai?

"No. Ma non ho alcuna animosità contro di lui".

L’aveva ingaggiata dopo un appuntamento a Montecarlo. Non pagò nemmeno il conto al bar e la sua Ferrari risultò presa a noleggio...

"Ma fino a quel momento aveva investito molto e pagato tutti (premi compresi), non si poteva sospettare. Non credo fosse venuto a Monza per arricchirsi o mettere in piedi una truffa premeditata. Evidentemente successe qualcosa di molto grave e ne fu travolto".

Torniamo a Pessina.

"I suoi genitori e il suo agente furono fondamentali, dimostrarono di credere in lui prima di tutti, quando Matteo esordì sembrava già un veterano. Ho allenato e lanciato tanti giovani nella mia carriera, ma ragazzi come lui ne ho visti pochi, aveva una personalità elevata e qualità spudoratamente eccezionali".

Il suo segreto?

"Pensava come un atleta da sport individuale, da atletica. Il suo primo obiettivo è sempre stato quello di misurarsi con se stesso e migliorarsi, giorno dopo giorno, gara dopo gara. Inconsueto nel mondo del calcio, uno spirito che lo ha portato a diventare il Matteo Pessina di oggi, quello della serie A, quello della Nazionale".

Disse che Matteo aveva lo sguardo del sognatore.

"Glielo vedo anche oggi, continua ad averlo, credo sia la sua forza".

Sarebbe bello rivedere Fulvio Pea a Monza.

"Entrare in quello stadio, anche se mi dicono che nel frattempo è stato ampiamente ristrutturato e molte cose sono cambiate, sarebbe emozionante. Mi piacerebbe rivivere quelle sensazioni, quell’anno diventammo tutti più uomini".

Sarebbe “romantico”, mantra della nuova dirigenza del Monza.

"Sono proprio felice che le cose siano cambiate e in maniera così straordinaria, la città e i suoi tifosi lo meritavano. È indescrivibile l’affetto e l’amore oer quei colori che tutti dimostrarono in quella stagione".