
Ha acquistato 45 anni fa un terreno boschivo di tremila metri quadrati che solo 6 anni dopo è stato...
Ha acquistato 45 anni fa un terreno boschivo di tremila metri quadrati che solo 6 anni dopo è stato sottoposto a vincolo paesaggistico perché inserito nel Parco regionale della Valle del Lambro, ma ora il Comune gli impone la demolizione di una piccola baracca in legno che contiene gli attezzi per la pulizia e il taglio del verde nell’area recintata e di un piccolo stagno di acque piovane dove all’interno è posizionata una piccola grotta con una Madonnina.
Il proprietario, Giuseppe Riva, ora pensionato ottantenne, in quel terreno dove ha posizionato anche qualche sedia e un tavolo, ci va insieme ad un gruppo di coetanei per passare il tempo libero, sia pregando, sia vivendo momenti di fraterna convivialità, dopo una vita di impegnative fatiche lavorative, in serenità e nel bel mezzo della natura.
Invece ora per l’amministrazione comunale di Briosco deve radere tutto al suolo, compresa una baracca in legno e metallo che però in realtà si trova in un terreno adiacente non di sua proprietà.
Il provvedimento comunale è del 30 gennaio scorso, sarebbe stato adottato "a seguito di segnalazione dell’Ente Parco Regionale Valle del Lambro" e considera i manufatti "opere abusive" in quanto il vincolo paesaggistico "vieta ogni forma di edificazione".
Al pensionato sono stati dati 30 giorni di tempo per la rimozione, altrimenti gli arriverà una ordinanza di demolizione con segnalazione all’autorità giudiziaria.
Ma Giuseppe Riva si è rivolto all’avvocato Umberto Grella per presentare un ricorso al Tribunale amministrativo regionale in cui viene chiesto l’annullamento del provvedimento comunale, ritenuto illegittimo.
"Il provvedimento del Comune di Briosco è viziato per assoluta perplessità in ordine al potere che l’ente intende esercitare nel caso concreto – si legge nel ricorso al Tar – Non vi è, difatti, in esso alcun riferimento in ordine alla natura della violazione contestata, salvo un generico richiamo all’assenza di istanze volte all’ottenimento di permessi".
"L’amministrazione – continua l’avvocato – avrebbe dovuto identificare se l’intenzione era quella di sanzionare un presunto abuso edilizio (secondo la normativa urbanistica ed edilizia), oppure un abuso paesaggistico, sanzionabile esclusivamente a seguito di necessario parere istruttorio richiesto per legge".
Anche se, a detta dell’avvocato, nessuna sanzione può essere avanzata "posto che le opere in questione sono state realizzate nel 1979 quindi ben prima dell’entrata in vigore del vincolo paesistico avvenuta nel 1985 con il decreto Galasso" e non è stato motivato perché "non si può procedere in alternativa ad una sanzione pecuniaria" imponendo la demolizione.