Sergio Fermi, il fotografo dei piloti: "Il rimprovero di Schumi in partita"

Il fotografo Sergio Fermi racconta i suoi 23 anni di lavoro all'autodromo di Monza, documentando eventi e aneddoti con piloti come Schumacher e Mansell. Ora sereno come nonno, ricorda con nostalgia quegli indimenticabili anni.

Sergio Fermi, il fotografo dei piloti: "Il rimprovero di Schumi in partita"

Sergio Fermi, 23 anni di Gran premi

In quegli anni non si è fatto mancare niente. Si è pure beccato un rimprovero, benevolo s’intende, dal sette volte campione del mondo Michael Schumacher. Uno dei tanti aneddoti che il fotografo Sergio Fermi, classe 1946, piacentino di nascita, dal 1968 residente a Sesto San Giovanni, ha vissuto in prima persona per 23 anni: dal 1992 fino al 2015, infatti, ha lavorato per l’Ufficio immagine dell’autodromo.

In quel periodo ha avuto modo di documentare ogni manifestazione, non solo motoristica, ospitata dal celebrato impianto monzese. Il cicchetto da parte del campione tedesco se lo meritò proprio durante i giorni dedicati al Gp d’Italia. "In un momento di pausa – ricorda – piloti e meccanici stavano disputando una partita a pallone. Tra i giocatori c’era anche Schumacher. Io feci qualche scatto, ma poi volli essere della partita. Misi da parte la macchina ed entrai in campo. Ma durai poco. Schumacher, scherzosamente, mi fece capire che avrei fatto meglio a stare a bordo campo a scattare foto. E così feci".

"La settimana del Gran Premio iniziavo ad andare in autodromo già lunedì – ricorda –. Il mio lavoro finiva la settimana dopo, per documentare le condizioni dell’impianto dopo i giorni di gara. Erano straordinarie: la tifoseria del Gp di Monza è unica. Anni fa gli appassionati riuscivano ad avvicinarsi ai piloti, ai loro idoli. Ora, invece, è tutto blindato, isolato. Hanno messo gli schermi giganti, una cosa bellissima, ma la gente vorrebbe essere più vicina ai piloti, vorrebbe chiedere loro l’autografo. Una volta, grazie alla novità della stampa immediata, riuscimmo a dare rapidamente ai tifosi la foto dei loro beniamini. C’era poi chi riusciva a intercettare il pilota preferito in giro per il villaggio e a farsi fare l’autografo. Una roba impensabile per i piloti di oggi: sono troppo impegnati". Ma pure gli assi del volante di qualche decennio fa erano spesso alla ricerca di un momento di relax nella bolgia del Gran premio. "Una volta – specifica Fermi – vidi Nigel Mansell da solo, seduto sul guardrail. Gli feci qualche foto. Il pilota inglese mi guardò e chiese ironicamente se volessi anche il suo casco. Capii che voleva essere lasciato in pace, cercava solo un po’ di tranquillità. Rimpianti? Non ne ho, quegli anni sono stati indimenticabili. Ma ora faccio felicemente il nonno e mi godo i miei tre nipoti".

G.G.