STEFANIA TOTARO
Cronaca

Seregnopoli azzoppata dal Riesame

Percorso ad ostacoli per le inchieste sulla presunta corruzione nell’urbanistica e sul malaffare in Comune e sulla Stradale

di Stefania Totaro

Tre anni di percorso ad ostacoli per le inchieste sul presunto malaffare a Seregno. La spada di Damocle del Tribunale del Riesame di Milano si era abbattuta sulla Procura di Monza già nel 2017 per la prima indagine sulla presunta corruzione nell’urbanistica che ha portato a 27 misure cautelari tra cui l’ex sindaco di Seregno Edoardo Mazza e il suo storico predecessore poi diventato vice sindaco Giacinto Mariani e il costruttore Antonino Lugarà.

Quest’ultimo era stato l’unico a finire in carcere ma la sua misura di custodia cautelare era stata annullata proprio dal Tribunale del Riesame di Milano per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza e il provvedimento aveva provocato una valanga di conseguenti remissioni in libertà.

A distanza di tre anni è scoppiata la Seregnopoli bis sulla corruzione nell’urbanistica ed è stata la Procura di Monza a presentare ricorso in appello al Tribunale del Riesame di Milano per recuperare gli arresti chiesti in carcere per gli imprenditori e ai domiciliari per gli ex sindaci dopo che la gip del Tribunale monzese Pierangela Renda ha deciso di lasciare tutti a piede libero, ritenendo che non sussistano le esigenze cautelari e, in un caso, neanche i gravi indizi di colpevolezza.

Per l’inchiesta Seregnopoli bis sono Mariani e Mazza nuovamente sotto accusa a vario titolo per corruzione e abuso d’ufficio. Con loro appaiono anche gli imprenditori Giorgio Vendraminetto, Emilio Giussani e Maurizio Schiatti.

I pm Salvatore Bellomo (già titolare dell’inchiesta del 2017) e Michela Versini hanno chiesto il carcere per Vendraminetto e Giussani e i domiciliari per Mariani, Mazza e Schiatti. Nel mirino, per quanto riguarda Vendraminetto e Mazza, il centro poliambulatoriale di via Colzani e il Piano Par1 relativo a via Formenti.

Per la gip sussistono i gravi indizi di colpevolezza, ma non le esigenze cautelari perchè Mazza e Mariani sono usciti dalla vita amministrativa e dall’attività politica dal 2017 e stanno già affrontando il processo al Tribunale di Monza per la prima inchiesta Seregnopoli. Mariani, Mazza, Giussani e Schiatti sono poi accusati per il Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip non ha rilevato dagli atti neanche la configurabilità della corruzione e quindi non ha emesso misure cautelari.

Diversa la decisione della giudice in merito all’inchiesta sulla stradale di Seregno, dove la medesima gip ha disposto le misure cautelari e non ne ha revocato o alleggerito nessuna come chiesto dopo gli interrogatori di garanzia dall’agente della stradale Pasquale Ponticelli (detenuto dietro le sbarre insieme al collega Alessandro Masella), dall’avvocata Angela Mazzocchi e dall’imprenditore Salvatore Prestifilippo (agli arresti domiciliari).

La giudice ha ritenuto questa volta sussistenti le esigenze cautelari e i gravi indizi di colpevolezza. Ma a rendere nuovamente ad ostacoli il percorso è intervenuto il Tribunale del Riesame, che ha ‘demolito’ il castello accusatorio, quantomeno finora per il filone riguardante Fersini. Per i giudici della libertà mancano i gravi indizi di colpevolezza. I difensori degli imprenditori indagati hanno sostenuto che si parla di sponsorizzazioni con un giro losco di contanti in Svizzera, mentre sono bastate due indagini difensive per fare emergere che si trattava di bonifici e in Svizzera perchè l’associazione sportiva per cui corre con il go kart il figlio di Fersini ha sede in territorio elvetico.

La presunta corruzione, poi, non ci sarebbe perchè, da una statistica eseguita dalla difesa, da un lato, gli imprenditori ritenuti corruttori hanno avuto una percentuale di controlli ritenuta non anomala e, dall’altro lato, hanno continuato a sponsorizzare i go kart anche dopo che Fersini non era più comandante del soppresso distaccamento della stradale di Seregno. Le conversazioni intercettate tra gli imprenditori sono state ritenute delle "smargiassate" da uno degli indagati convocato davanti alla gip.