REDAZIONE MONZA BRIANZA

Sentenze e rinvii a giudizio per i clienti della fatture false

Condanne e rinvii a giudizio per traffico di fatture false da 57 milioni di euro, coinvolgendo società estere, incluso la Cina. Evoluzione dell'evasione fiscale verso nuovi Paesi europei.

Sentenze e rinvii a giudizio per i clienti della fatture false

Condanne e rinvii a giudizio per traffico di fatture false da 57 milioni di euro, coinvolgendo società estere, incluso la Cina. Evoluzione dell'evasione fiscale verso nuovi Paesi europei.

Condanne fino a 4 anni, ma anche rinvii a giudizio e proscioglimenti, per il presunto traffico di fatture false con autoriciclaggio da 57 milioni di euro verso compiacenti società estere, tra cui per la prima volta appare anche la Cina. Dopo le pene fino a 4 anni e 10 mesi di reclusione tra riti abbreviati a patteggiamenti per l’inchiesta denominata “Ironfamily“ dal coinvolgimento della famiglia Ricco, rottamai da generazioni a Desio, ora davanti al gup monzese Gianluca Tenchio c’erano i presunti utilizzatori delle fatture. Le accuse contestate sono a vario titolo associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e autoriciclaggio. L’inchiesta della Guardia di Finanza di Seregno è partita dopo un controllo effettuato nell’azienda di Desio, segnalata per operazioni anomale. Un’indagine che ha portato alla luce l’inquietante evoluzione di questo sistema di evasione fiscale con la destinazione dei soldi ‘sporchi’ non più nei cosiddetti ‘paradisi fiscali’, ma l’ingresso di nuovi Paesi in Europa, come Bulgaria, Repubblica Ceca, Polonia, Slovenia, Spagna e Ungheria e il coinvolgimento di società della Repubblica Popolare Cinese.

Nel caso concreto di questa indagine il sistema fraudolento prevedeva: emissione di fatture false da parte di imprese italiane fittizie, saldate dai clienti utilizzatori delle fatture con pagamenti a società ‘cartiere’; bonifico degli importi ricevuti a imprese estere cinesi e infine prelievi in contanti dai conti esteri e successivo trasporto per il rientro in Italia, mediante corrieri, delle provviste di denaro, al netto della commissione per l’illecito servizio di schermo fiscale reso, pari al 2% di ciascuna transazione. Accuse negate dagli imputati.

S.T.