Delitto di Senago, la mandante del clan: "Io come Rosy Abate"

Le intercettazioni choc

 Astrit Lamaj era scomparso improvvisamente a 42 anni nel gennaio 2013

Astrit Lamaj era scomparso improvvisamente a 42 anni nel gennaio 2013

Muggio (Monza e Brianza) 30 marzo 2019 - Ricorrono al Tribunale del Riesame per ottenere la scarcerazione i 4 principali indiziati per l’omicidio dell’albanese murato 6 anni fa sotto un residence a Senago. Prima tra tutti a dichiararsi innocente Carmela Sciacchitano, 63 anni, siciliana residente a Genova, ritenuta invece dalla Procura di Monza la mandante dell’assassinio di Astrit Lamaj, scomparso improvvisamente a 42 anni nel gennaio 2013. Secondo gli inquirenti è stata lei, dopo avere chiesto l’autorizzazione dei reggenti mafiosi di Riesi, il suo paese d’origine in provincia di Caltanissetta, a reclutare i sicari siciliani che hanno attirato in un box in via Montegrappa a Muggiò l’albanese con la scusa di una compravendita di droga e invece l’hanno prima tramortito con un corpo contundente alla testa e poi strangolato con un filo di nylon al collo. La colpa del 42enne era quella di avere interrotto la relazione sentimentale durata un anno con Carmelina. E di essersene andato prelevando dalla casa della donna gioielli per 100 mila euro. Del furto poco interessa alla Sciacchitano.

"Per lei 100 mila euro niente sono... i soldi ce li ha... vive in una casa da 450 mila euro...", commentano i compaesani che la conoscono bene. Il movente dell’omicidio è la vendetta, ordita ed eseguita secondo i codici criminali del Sud a lei ben noti. E con cui si identifica. Tanto che era stata rimproverata e costretta a togliere dal profilo di Facebook la foto di Rosy Abate, la protagonista della fiction (a cui Carmelina si paragonava) nata in una famiglia mafiosa di Palermo, di cui era diventata capo dopo la morte dei fratelli e poi si era trasferita in Liguria. A presentare ricorso ai giudici della libertà anche Giuseppe Cammarata (l’uomo a cui Carmelina ha chiesto di eliminare l’ex), detenuto, come suo padre, al carcere duro per reati di mafia. Prima che a Cammarata, la Sciacchitano l’aveva chiesto a Carmelo Arlotta, pregiudicato siciliano trapiantato da anni a Muggiò, la persona che ha puntato un faro sulla morte dell’albanese quando ha deciso di collaborare con la giustizia. Lui si era rifiutato di obbedire a Carmelina, ma poi sarebbe stato chiamato ad aiutare Cammarata insieme al fratello Angelo Arlotta e al cugino Francesco Serio anche loro di Muggiò, coindagati per omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere.

"La cammisa uno non se la cambia mai caro Angelo... ricordati solo questo...", commenta Serio parlando con Arlotta al telefono quando scoprono che Carmelo se l’è cantata, indicando con una metafora che lui non ha intenzione di trasformarsi in un infame. Il pentito Carmelo Arlotta ha tentato in tutti i modi di lasciare fuori da questa brutta storia i parenti, ma i carabinieri hanno ricostruito che sono stati Angelo e Francesco ad attirare in Brianza Astrit Lamaj facendogli credere che volevano comprare droga. Solo al terzo interrogatorio Carmelo Arlotta l’ha ammesso, ma per la difesa in modo contraddittorio.