"Sconosciuto fino a tre anni fa. Ora regole per la convivenza"

L’esperto della Cattolica: c’è un dato certo, la decarbonizzazione passa da qui

"Sconosciuto fino a tre anni fa. Ora regole per la convivenza"

"Sconosciuto fino a tre anni fa. Ora regole per la convivenza"

"Fino a tre anni fa nessuno parlava di agrivoltaico. Ma non siamo all’anno zero". Stefano Amaducci, professore ordinario di agronomia e coltivazioni erbacee dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è convinto "delle grandi prospettive di crescita" senza nascondere "la complessità di questo sistema che alimenta in noi ricercatori il desiderio di capirne di più. Non siamo in molti per ora, ma io ci credo".

Dove si basa la fiducia in un futuro agrivoltaico?

"Da un fatto oggettivo: è stato deciso a livello europeo che la decarbonizzazione passa soprattutto dalla diffusione del solare. E se l’energia elettrica prodotta dal solare è determinante occorre trovare spazio senza consumarne altro: la sinergia con l’agricoltura, l’attività che utilizza spazio, diventa strategica. Ora occorre definire bene le modalità con cui lo sviluppo di questo sistema possa essere sostenibile garantendo la continuità della produzione agricola".

Ci sono già delle linee guida?

"Si parla di agrivoltaico quando siamo in presenza di una coabitazione nello stesso appezzamento di terra di fotovoltaico e produzione agricola. La modalità con cui avviene la coabitazione è un dibattito ancora aperto. I giapponesi, ad esempio, che sono stati pionieri parlano anche di “solar sharing“: occorre una condivisione del sole tra le due attività. Si è poi passati a valutare la resa: la presenza dei pannelli fotovoltaici non deve diminuire la produzione delle colture di una certa percentuale, ponendo quindi un limite sullo spazio che la presenza a terra dei pannelli sottrae alla semina in quel campo. La nascita dell’Aias (Associazione italiana agrivoltaico sostenibile) ha come obiettivo fissare criteri e limiti".

Ci sono più sistemi?

"C’è una presenza a terra e una rialzata di 2,10 metri che è meno invasiva nel rapporto sulla resa perché in questo caso lo spazio occupato è solo quello del palo".

L’agrivoltaico può essere un alleato anche contro siccità e fenomeni estremi?

"I francesi credono molto in questo: la presenza dei pannelli porta più ombreggiamento che in momenti di siccità protegge le colture. Così come rappresenta una difesa dalle grandinate. Abbiamo fatto studi, ma molto specifici per condizioni valutate e terreni, ad esempio sulla resa del mais: può crescere fino al 4% in più". L.B.