
La sede di Gelsia a Desio
Desio (Monza e Brianza) - Corruzione, turbativa d’asta, ma anche truffa ai danni di Gelsia, false fatturazioni e autoriciclaggio di denaro. Sono le altre accuse di cui devono rispondere a vario titolo i cinque indagati finiti agli arresti domiciliari su ordine di custodia cautelare chiesto dai pm della Procura di Monza Salvatore Bellomo e Michela Versini e firmato dalla gip del Tribunale monzese Silvia Pansini. Nei guai il direttore generale di Gelsia Ambiente Antonio Capozza; l’ex presidente del consiglio di amministrazione Massimo Borgato; Cosimo Damiano Sfrecola, residente a Barletta, amministratore della società pugliese che faceva capo all’associazione temporanea di imprese che si è aggiudicata nel 2017 un appalto da oltre 2 milioni di euro sulla raccolta dei rifiuti in Brianza; l’intermediario Gaetano Giannini, anche lui di Barletta e un imprenditore di Limbiate, Fabrizio Cenci, che aveva avuto in subappalto la realizzazione del software per il microchip da applicare ai sacchetti per i rifiuti.
"Una gara aggiudicata in forza di un accordo illecito", sostiene la gip nella sua ordinanza, dove Gelsia Ambiente è "società interamente pubblica", quindi i due funzionari Borgato e Capozza sono da ritenere "pubblici ufficiali" corrotti che avevano "la consapevolezza che la somma erogata era per avere compiuto atti contrari ai doveri d’ufficio". La tangente prospettata è di 60mila euro.
"Gli devi dire questi 30 adesso e i 30 dell’anno prossimo", dice l’intermediario Giannini a Borgato, che diventano "quattro tranche da 15", quando Borgato si preoccupa di "rendere credibile il pagamento di due fatture di importo così elevato". La causale non deve essere "lavori extra", deve essere "una frase che non deve puzzare nelle intercettazioni...". Una tranche almeno risulta essere stata pagata. "Il suo capo è venuto a bere un caffè, è venuto su, mi ha dato un po’ di soldi", si lascia scappare Borgato, che poi subito si corregge "un po’ di cataloghi diciamo eh...". Nel caso lo Sfrecola avesse smesso di pagare le mazzette, era già pronta la minaccia di segnalare inadempienze del contratto facendo valere le penali.
"Se è un milione nove e novantanove, metti due milioni di euro, la cauzione è del 10% , viene 200mila euro", quindi una cifra che avrebbe comportato per la società aggiudicatrice dell’appalto "un danno economico di gran lunga superiore alla tangente concordata". Secondo l’accusa Giannini è stato retribuito per la sua intermediazione con delle false fatturazioni. Mentre Cenci ha ottenuto il subappalto da 266mila euro grazie a Borgato a cui è legato "da interessi economici".
Tra le carte emerge anche un’altra accusa di turbativa d’asta per l’affidamento diretto da Gelsia Ambiente di una partita di distributori automatici di sacchi, per cui la società pubblica si ritiene truffata. Ma non solo. Gelsia Ambiente avrebbe pagato fatture ritenute "gonfiate" alla società di Cenci per lavori di comunicazione e distribuzione del nuovo sacco blu nel Comune di Limbiate, indicando "come compiuto anche il servizio di imbustamento" degli opuscoli "in realtà mai effettuato" e indicando invece per lo stesso servizio da rendere nel Comune di Desio "un totale di ore lavorate superiore a quello svolto". Pure sulla fornitura di biglietti natalizi con il logo di Gelsia Ambiente effettuata in occasione delle festività del 2017 la coppia Borgato - Cenci avrebbe fatto la cresta. "Un episodio - scrive la giudice - che, proprio per l’esiguità del profitto illecito, è indicativo della disponibilità a piegare la funzione pubblica all’interesse privato anche per poche centinaia di euro".