DARIO CRIPPA
Cronaca

Samuel Tamburini, la famiglia: "Non si è suicidato, cosa è successo?

La sorella del 44enne scomparso due anni e mezzo fa dopo il ritrovamento delle ossa nei boschi del Trentino: l’analisi del Dna

Samuel Tamburini

Monza - Dove sono finiti i suoi soldi? Dove è finito il suo telefono cellulare? Perché era vestito in modo così inadatto alla montagna, lui che la conosceva bene? C’è un uomo, Samuel Tamburini, 44 anni, che una mattina di due anni e mezzo fa è partito da Monza ed è svanito nel nulla. Ci sono delle ossa, sparse sul Monte Baldo, in Trentino Alto Adige, che potrebbero essere le sue. Ci sono il suo zaino, brandelli dei suoi vestiti, una Procura che aveva già dato il nulla osta perché quei poveri resti fossero sepolti. Ma c’è soprattutto una famiglia che non ci sta.  E chiede di sapere. Di indagare. E ha ottenuto, attraverso l’assistenza dell’associazione Penelope, che si occupa di persone scomparse, che il caso venisse riaperto. E che si faccia l’esame del Dna su quelle ossa.

«Ci vorranno tre o quattro mesi per avere una risposta dai carabinieri del Ris, ma dobbiamo avere certezze.  Tutto sembrerebbe condurre al fatto che quei resti appartenganio a mio fratello, ma non possiamo avere dubbi.  E non potevamo seppellire quelle ossa in modo così poco dignitoso, gran parte ancora sparse nel bosco». Gaia Tamburini, la sorella maggiore, è ferma e decisa. Ci sono ancora troppi punti oscuri da chiarire.  Tutto comincia il 30 gennaio del 2020.  Samuel Tamburini, 44 anni, parte da Monza, dove si era trasferito a casa della madre in seguito al divorzio con la moglie.  Vive un momento complicato, si è anche infortunato a una mano e «da tre anni non riusciva più a muoverla come prima. Faceva il barista a Riva del Garda, nostro paese natìo, ma cercava un altro lavoro più adatto alle sue condizioni fisiche. Non era depresso, era sconfortato ma non disperato. Non si sarebbe mai suicidato. Lo escludiamo».

Quella mattina però scompare nel nulla, si volatilizza. La nostra prima denuncia quando ci siamo resi conto che non riuscivamo più a metterci in contatto con lui e il suo telefono si era spento definitivamente, è stata per ‘allontanamento volontario’, come deciso dai carabinieri di Rovereto.  Si trattava di un uomo adulto che si era allontanato da casa volontariamente, non c’era ipotesi di reato».

Poi però le cose sono cambiate.  «Abbiamo cominciato a fare appelli sui social e in Tv a ‘Chi l’ha visto?’, ma la svolta è arrivata lo scorso agosto».  Nella frazione di Saccone di Brentonico, a una trentina di chilometri da Riva del Garda... «Sono stati ritrovati il borsone con il passaporto di Samuel».  E, accanto, frammenti ossei, poi il suo computer (ma senza router). «Siamo andati a cercare anche noi, con mio fratello più piccolo, per tre giorni.  I frammenti ossei erano molti di più, in un raggio di 50 metri quadrati. Grazie all’associazione Penelope la denuncia, da “allontamento volontario”, si è tramutata in “scomparsa”». 

Troppe cose non tornano. «Mio fratello aveva scarponcini da montagna nel borsone con abiti di ricambio, e invece in quei boschi è stato trovato con le scarpe da tennis. Aveva 800-900 euro, ma nel portafogli non c’era più un soldo.  E, se pure c’erano ancora tutti i suoi documenti, mancava la tessera bancomat». 

Il sospetto è che sia successo qualcosa.  «Se avesse voluto suicidarsi, perché andare in quel bosco, con cui non aveva alcun legame, dove non era mai stato, dove non c’erano dirupi? E dove non c’erano sentieri di accesso? Come è morto? Per dare una risposta a questi quesiti, Fabrizio Pace, investigatore privato e antropologo forense dell’associazione Penelope, analizzerà i resti, per capire se ci sono tracce che possano portare a ipotizzare una morte violenta». 

Ma soprattutto, la Procura di Rovereto si è convinta a tornare sui propri passi e a far prelevare il Dna da quelle ossa. «Ci siamo sentiti abbandonati dalle istituzioni. Ora vogliamo risposte».