Sui campi del Villa Reale Tennis i singolari e i doppi. Ma dietro le quinte dell’ATP Challenger Atkinsons Monza Open 25 c’è una squadra che prepara e ’coccola’ i campioni. Sono i medici e i fisioterapisti degli Istituti Clinici Zucchi di Monza, parte del Gruppo San Donato. Una realtà che lega il suo nome anche allo sport, come sottolinea Renato Cerioli, amministratore delegato degli Istituti Clinici Zucchi.

Il vostro legame con il torneo da dove nasce? "La nostra realtà ospedaliera, che ha oltre 110 anni di storia nella città di Monza, fa parte di un grande gruppo. Siamo sempre stati molto vicini a qualunque tipo di iniziativa che la città di Monza esprime. Per nostra cultura, tradizione e attività, lo sport è sempre al centro e quindi questa iniziativa, la prima volta di un ATP Challenger a Monza secondo me era perfetta per dare il nostro contributo".
Tennis, ma non solo... "Siamo uno dei centri ortopedici di riferimento di tutta la provincia. Abbiamo lo Zucchi Sport Center che collabora con il Centro di Riabilitazione di Zucchi Wellness Clinic, una struttura ad alta tecnologia, dalla criocamera alle piscine a tutti i macchinari che servono per la rieducazione. Siamo partner di grandi realtà, la Vero Volley, il Monza Calcio, l’Atalanta, siamo un punto di riferimento nell’ambito delle arti marziali e di tanti altri sport, a qualunque livello e per qualunque esigenza".
Qual è il futuro della medicina dello sport? "Ci stiamo sempre più concentrando sulla prevenzione, che è fondamentale. Per riuscire a far sì che veramente la salute sia benessere, bisogna dare una risposta a tutte le necessità dello sportivo e dell’atleta, dagli aspetti nutrizionali a quelli psicologici. Ma essendo un centro di medicina dello sport all’interno di un grande ospedale che fa parte di un grande gruppo, riusciamo veramente ad andare incontro a qualunque esigenza dello sportivo a prescindere dall’età e dalle condizioni di ingresso. Il tema è sempre più rilevante perché le persone si approcciano allo sport magari sui 30, 40, 50 anni e certe attenzioni devono essere maggiori rispetto a un ragazzo".
C’è una squadra di professionisti, medici, fisioterapisti e poi c’è una dotazione tecnologica? "Molto alta. Abbiamo investito tantissimo in tecnologie utili per l’atletizzazione, il miglioramento delle performance, la rieducazione. Perché in caso di infortunio chiunque, lo sportivo ’comune’ e l’atleta professionista, ha bisogno di trovare le cure che lo riportano a poter riprendere l’attività nel più breve tempo possibile".