Ruspe alla storica Panem Una parte dello stabilimento sarà ceduta ai vicini di casa

Al ridimensionamento della sede di Muggiò dell’ex panificio più grande d’Italia corrisponderà però un piano di sviluppo produttivo con nuove linee e macchinari.

Ruspe alla storica Panem  Una parte dello stabilimento  sarà ceduta ai vicini di casa

Ruspe alla storica Panem Una parte dello stabilimento sarà ceduta ai vicini di casa

di Veronica Todaro

Un ritorno alle origini in termini di spazi ma con una crescita di fatturato nel 2022 del 50 per cento. Se i cittadini di Muggiò sono rimasti impressionati dai denti di ferro che nelle ultime settimane si sono abbattuti sullo stabilimento di via Pavia 9, l’operazione di Panitalia, la società che ha acquistato e fatto risorgere nel mese di aprile del 2019 la Panem, è legata ad un piano di sviluppo che prevede anche nuove linee di produzione e nuovi macchinari.

Dietro c’è un ridimensionamento della sede: se la Panem è stata per decenni considerata il più grande panificio d’Italia con una superficie complessiva di circa 28mila metri quadrati e il terzo in Europa, specie nel periodo dal 1989 al 2003 quando prima la Barilla e successivamente GranMilano Le Tre Marie ne curarono lo sviluppo, oggi la metà degli spazi non serve più. Ecco allora la decisione di cedere un’ala dell’immobile, in cui, a ricostruzione ultimata, si insedierà una società per azioni già presente nella stessa zona che ha deciso di investire per ampliare la propria sede e la propria area di produzione. La parte produttiva di Panem non è stata toccata, la fabbrica è rimasta tale e quale, le linee di produzione sono rimaste intatte. Ma se gli uffici erano tarati per contenere un centinaio di persone, oggi l’azienda conta circa una ventina di addetti tra produzione e uffici, oltre soci, collaboratori e a consulenti professionali esterni. Mantenere una sede così vasta inutilizzata, con costi da sostenere, non aveva senso.

"Si tratta di un’operazione che non ha modificato i nostri piani industriali anche se sono cambiati i tempi – sottolinea Lorenzo Ghio, responsabile marketing e consigliere della società –. Nonostante periodi quali la pandemia e nell’ultimo anno la guerra, la crisi energetica e la mancanza di materie prime, abbiamo deciso di investire con prodotti innovativi, proseguendo sulla nostra strada con una struttura ridimensionata che comunque può contare su circa 14mila metri quadrati di cui 10mila coperti".

A conferma degli investimenti di Panitalia, sul mercato sono state lanciate nuove linee con prodotti al 100 per cento italiani, farine e lieviti, quindi l’uso di farine certificate sia convenzionali sia biologiche per far fede alla mission di Panitalia: l’attenzione verso il cliente, senza intaccare il prezzo finale nonostante le difficoltà che il mercato si è trovato ad affrontare negli ultimi anni e l’attenzione nell’affrontare tematiche come la sostenibilità ambientale e la lotta agli sprechi.

"Dal 2019 Panem è tornata sul mercato con un prodotto di qualità nettamente superiore al suo passato – conclude Ghio – e il suo futuro sarà contrassegnato da altri prodotti fortemente innovativi per il mercato dei pani morbidi e sostitutivi del pane. Un buon segnale non solo per il comparto alimentare ma in generale per l’economia, e tutto questo è stato reso possibile da italiani che oggi credono ancora nel fare impresa nel nostro paese. Abbiamo realizzato un progetto industriale volto a produrre un pane che si distingue non solo per la qualità delle materie prime utilizzate, ma che risponde anche alle sempre crescenti esigenze dei consumatori in tema di versatilità del prodotto, sicurezza alimentare e grande attenzione alla salvaguardia dell’ambiente. In questo quadro, che abbina tradizione e innovazione, si è inserita l’acquisizione da parte di Panitalia srl della Panem circa quattro anni fa, un percorso che portiamo avanti ancora oggi".