
di Fabio Luongo
È un fenomeno cult del pop indipendente italiano. Amata dagli irregolari della musica per la capacità di giocare con l’ironia e la trasgressione, sa approcciare nei testi tematiche difficili, dando voce alle ombre e alle sfumature di situazioni ed emozioni, raccontandole nei loro contrasti.
Oggi alle 21 arriverà al Bloom la cantautrice Romina Falconi, con una tappa del tour “Insegnami la vita“. Ad affiancarla, il cantautore Immanuel Casto. Porteranno sul palco di via Curiel le loro canzoni e alcuni anticipi del nuovo album di Falconi “Rottincuore“, in uscita l’anno prossimo, su tutti il singolo “Lupo Mannaro“.
Possiamo dire che tutto il disco è un racconto attraverso gli occhi dei peccatori?
"Sì, è una galleria di peccatori, nel senso di persone che stanno facendo peccato a se stesse, di gente che si sente sbagliata o che sta sbagliando".
Da dove arriva questa scelta?
"L’idea è nata dopo aver conosciuto, attraverso i centri di ascolto che avevo creato, un sacco di persone che hanno condiviso con me quello che provavano. Ho scoperto di avere un pubblico molto variegato: la cosa che li accomuna tutti è che conoscono perfettamente la loro ombra. E le ombre mi affascinano tantissimo".
Perché?
"Viviamo in un’epoca performante, in cui attraverso i social mettiamo in scena la parte migliore di noi, quando invece le lezioni più importanti che abbiamo imparato hanno le magagne dentro. Soprattutto in Italia i cantanti hanno l’abitudine di dare messaggi positivi, di speranza, ma io trovo affascinante anche raccontare lo sbaglio così come lo abbiamo fatto, senza per forza tirar fuori la morale. Mi piace l’idea di scrivere qualcosa che fa sentire meno solo qualcuno che certe esperienze ed emozioni le sta vivendo".
Spesso la lente usata è quella del grottesco...
"Come indole propendo al black humour, d’altra parte la mia canzone che è andata di più è “Magari muori“. Belle le canzoni i cui pensieri non possiamo fare altro che condividere, ma a me piace stare dalla parte di chi sta vivendo l’essere dalla parte del torto. Le difficoltà le superiamo, ma vale la pena raccontare il momento in cui le viviamo, narrare le situazioni fallimentari nel momento in cui succedono".
È quello che fa in “Lupo Mannaro“?
"È una canzone che parla del vuoto, quando dopo una giornata passata in società torni a casa e ti senti senza speranza, credi di essere un buco nero vivente e l’ululato te lo tieni dentro, perché la nostra è una società attenta soprattutto a una positività tossica, del vincente a tutti i costi. Descrivere questo non è facile, perciò è un brano a cui sono molto legata".
Ogni canzone del disco sarà accompagnata dal meta-libro “Rottocalco“, cos’è?
"Per ogni singolo ci sarà un libro, che somiglia come estetica alle riviste anni ‘60 e che affronta i temi della canzone, con studi di un’antropologa e una psicologa, racconti di scrittori come Roberto Recchioni e Tito Faraci, un manga di Marco Albiero. È un lavoro corale, dalle molte facce. Voglio mettere a nudo che è normale a volte sentirsi uno schifo, che va bene anche non andare bene in certi momenti. Tutti ambiamo a essere saggi, ma i saggi sono solo quelli che hanno sbagliato prima di noi: allora raccontiamolo come è stato sbagliare".