Gli abiti sontuosi, il rullo dei tamburi, i cavalli, l’investitura dei capitani di contrada, la vittoria dei comuni su Federico Barbarossa, l’imperatore tedesco sconfitto dalla Lega Lombarda. Ieri a Oreno le lancette si sono fermate al XII secolo, il borgo addobbato in stile medievale per il ritorno in grande stile della Sagra della Patata. Trentesima edizione, dopo lo stop del Covid che aveva cancellato l’appuntamento con pubblico in arrivo dall’intera regione. Il virus, adesso, è solo un pallido ricordo, tanto che sono state registrate presenze record nella frazione con tutti i gioielli tirati a lucido per l’occasione.
A partire dal Casino di Caccia Borromeo con i suoi affreschi quattrocenteschi, uno scrigno impreziosito dalle decorazioni in stile gotico-cortese. Fra i suoi personaggi, cavalieri alla ricerca di una preda e dame sedotte da affascinanti gentiluomini, eleganti levrieri e temibili orsi, hanno sfilato in centinaia. In tutto il centro storico arti e mestieri in mostra per ricostruire l’atmosfera fra stand di hobbisti e leccornie. Regina indiscussa della festa, la “biancona“, la patata che a fine Ottocento fu portata in Brianza dall’abate svizzero Müller, in visita da queste parti. E rappresentò la salvezza dopo un’epidemia di fillossera che distrusse i vigneti, alla base dell’economia dell’epoca. Qui, il monaco intravvide le condizioni ideali per la coltivazione del tubero e i campi vennero convertiti alla novità. Da allora non si è più smesso anche se negli anni Novanta si era arrivati ai minimi la produzione. Poi, però, un progetto di recupero avviato dal Comune di Vimercate ha riportato in auge la regina delle tavole di casa.
Ora, una nuova consacrazione fra gastronomia, storia e lo spettacolo della dama vivente, una tradizione alla quale Oreno non rinuncia, simbolo di identità per eccellenza. La gente ha risposto oltre ogni aspettativa: che sarebbe stato un successo si era capito anche l’anno scorso quando una versione ridotta della kermesse, “Aspettando la Sagra“, riportò la folla nelle strade del paesino. Ieri, la conferma che la tradizione ha superato tutti gli ostacoli. Il Centro culturale, che dal lontano 1968 è alla guida della macchina organizzativa, può essere soddisfatto.