Brianzoli rapiti in Mali, la Procura indaga per terrorismo

Monza, l’inchiesta dei pm romani sul sequestro della famiglia brianzola. Gli esperti: "Bande di estremisti, situazione esplosiva"

La casa di Triuggio dove vivevano i coniugi rapiti in Mali

La casa di Triuggio dove vivevano i coniugi rapiti in Mali

Triuggio (Monza e Brianza), 24 maggio 2022 - Sequestro di persona a scopo di terrorismo. La Procura di Roma ipotizza questo reato nel fascicolo aperto ieri dopo il rapimento di tre italiani la scorsa settimana in Mali. Le tre vittime del sequestro sono Rocco Antonio Langone, 64 anni, la moglie Maria Donata detta “Donatella” Caivano, 61 anni, e il figlio Giovanni, 42 anni. La famiglia è originaria della Basilicata ma da una quarantina d’anni è emigrata a Triuggio, paesino di meno di novemila anime in provincia di Monza e Brianza.

In particolare, una decina di anni fa era stato il figlio Giovanni (separato) a decidere di lasciare Lissone, in Brianza, per andare a vivere nel Mali. Testimone di Geova, era partito in via del tutto privata, senza nessun incarico da parte della Congregazione. I genitori erano andati più volte a trovarlo, l’ultima volta nel 2019. La pandemia aveva forse impedito loro di far ritorno e i due coniugi si erano insediati abbastanza stabilmente in Africa, pur mantenendo la residenza a Triuggio e senza mai iscriversi all’Aire, l’Anagrafe Italiana residenti all’estero. Giovedì sera, un commando armato li aveva prelevati da Sincina, nel distretto di Koutiala, il piccolo villaggio in cui vivevano tutti e tre, assieme al loro domestico, un uomo senegalese, a 400 chilometri a est dalla capitale Bamako.

A coordinare l’inchiesta il procuratore aggiunto Michele Prestipino, che ha delegato le indagini ai carabinieri del Ros. Letta l’informativa sul caso spedita dal Ros e dopo aver incontrato l’altro figlio Daniele, convocato per ieri alla Farnesina, la decisione di aprire l’inchiesta. "Abbiamo a che fare con una situazione esplosiva, rischiamo di avere un nuovo Stato islamico a quattro passi da noi nel silenzio totale", ha commentato Padre Alex Zanotelli, che conosce bene la situazione nel Paese africano, percorso negli ultimi anni da bande agguerrite di estremisti islamici.

«Abbiamo paura perché sappiamo che chi ha preso i nostri familiari è molto pericoloso: chiedo allo Stato italiano che li faccia tornare a casa al più presto", l’auspicio di Vito Langone, fratello di Rocco. L’area del Sahel è da sempre ad elevato rischio. Padre Pier Luigi Maccalli, sacerdote cremonese della Società delle Missioni Africane, fu rapito il 17 settembre del 2018 a 150 chilometri dalla capitale del Niger Niamey e rilasciato il 9 ottobre del 2020 insieme al turista Nicola Chiacchio dopo due anni di prigionia. "A loro dico solo di resistere – ha detto ai rapiti il sacerdote –, nel loro rivedo il mio incubo".