di Dario Crippa
In perenne emergenza, gli organici ridotti all’osso, detenuti psichiatrici che aggrediscono e appiccano incendi. E pure “affamati”. Il personale della polizia penitenziaria del carcere di via Sanquirico si trova ora con l’ennesima grana: l’impossibilità di fare un posto dignitoso. Ed è pronto a mettere in atto uno sciopero della pausa pranzo, con la diserzione della sala mensa. È l’ultima denuncia lanciata dall’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria).
"Ormai è diventato un problema cronico e di difficile soluzione, in particolar modo per il turno serale, dove è quasi una costante il verificarsi della mancanza di pietanze, aggravata per lo più delle volte da pietanze del mezzogiorno riscaldate".
Un servizio di cui usufruiscono circa 200 agenti al giorno su un organico di 325 persone. Porzioni striminzite, di qualità scadente e spesso non disponibili. A cui si aggiunge "la carenza di igiene e di pulizia per quanto riguarda posate e bicchieri, dove quest’ultimi vengono distribuiti nella maggior parte delle volte con evidenti arcate di rossetto, con residui di cibo e aloni di calcare". Giuseppe Bolena, vicesegretario lombardo dell’Osapp, spiega: "Non ce l’abbiamo col personale della mensa, con gli appalti sempre al ribasso in tutta la regione, si trova a lavorare in numero insufficiente. Una sola persona deve farsi carico del pasto, della pulizia, dello smaltimento dei rifiuti…". Come se non bastasse, "troviamo addette che non hanno i guanti mentre svolgono il lavoro, o li hanno deteriorati o in altre circostanze effettuano con gli stessi guanti, più mansioni, come ad esempio chiudere i sacchi della spazzatura, per poi ritornare a impiattare senza cambiarli". E con poco personale, le file per mangiare si allungano. "Si può verificare la perdita stimata in circa 10 minuti della propria pausa, dovuta alla mancanza di vassoi apparecchiati e la presenza di un solo addetto all’impiattamento. Questa dinamica "porta noi operatori a consumare il pasto in tempi record per poter dare il cambio in tempo utile all’altro collega". Da unico momento della giornata lavorativa che dovrebbe servire ad alleviare il turno di lavoro e a contribuire al benessere del personale, la pausa mensa si è così trasformata in motivo di malessere. "Chiediamo che la nostra richiesta per un servizio migliore non resti inascoltata". Altrimenti, "saremo costretti a intraprendere l’astensione dalla mensa".