BARBARA CALDEROLA
Cronaca

"Qui rischiamo il bagno di sangue"

Lo sblocco dei licenziamenti innesca scioperi a catena tra ieri e oggi in decine di fabbriche brianzole

di Barbara Calderola

Blocco dei licenziamenti, la retromarcia del Governo innesca scioperi a catena in Brianza. Da Veduggio a Muggiò, da Sovico a Cavenago si fermano i metalmeccanici nelle aziende più grosse: due ore all’Agrati, alla Micron, alla Beta Utensili, alla Malvestiti, alla Microtecnica, alla Fontana, alla Cbi, alla Vrv, alla Babcock, a Ortea, Werkcam, Emmetechnology, Ares, Norgren.

Fra ieri e oggi la protesta corre in decine di stabilimenti. La decisione del premier Mario Draghi di rompere le righe su uno dei provvedimenti che "finora ha evitato la crisi sociale" piove come una doccia fredda sulle 40mila tute blu spalmate nelle 300 fabbriche della provincia con più di 15 dipendenti. Anche la scelta della data, 1° luglio, per fare decorrere la nuova fase senza rete ferisce gli operai: "Hanno optato per il mese più critico. Come quando ci annunciano le ristrutturazioni. Ma qui rischiamo il bagno di sangue".

Forma e sostanza spingono i dipendenti "a mettere un argine all’onda di piena che potrebbe travolgerci", spiegano le Rsu. Finiscono così gli ammortizzatori legati all’emergenza sanitaria, dalla "mannaia" restano escluse solo le imprese in cassa ordinaria. "La partita non è chiusa". Pietro Occhiuto, segretario Fiom-Cgil Brianza, sgombera subito il campo da equivoci: "Venerdì con Cisl e Uil saremo davanti a Montecitorio per chiedere la revoca del provvedimento e una riforma degli ammortizzatori. Le domande di cassa per il Covid sono passate, quelle nuove sono legate alla carenza di materie prime. Servono aiuti che coprano tutti e tengano conto di uno scenario completamente diverso dal pre-pandemia".

Nel frattempo però "licenziare non è un diritto", sintetizzano i volantini. "Non possono darci in pasto a chi chiede libertà di toglierci il futuro", denuncia il personale. "A fronte di milioni di ristori consegnati alle aziende le istituzioni decidono di abbandonare l’anello più debole della catena. Dopo la lotta per la sicurezza in reparto e i sacrifici degli ultimi 15 mesi, riceviamo questo bel ringraziamento. Non possiamo permetterci di perdere centinaia di migliaia di posti. O sarà il caos", preconizza il segretario.