Quarant’anni fa le Br uccisero il maresciallo Renzi

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La mattina del 16 luglio 1982 il maresciallo capo Valerio Renzi, che dal 1975 comandava la stazione dei carabinieri di Lissone, pensava probabilmente alle ferie, che di lì a poco lo dovevano veder raggiungere la moglie e i due figli, di 15 e 11 anni, già a Bressanone, a casa dei nonni, ma alle 7 era entrato in servizio.

Sbrigate le pratiche, era uscito per andare a ritirare la corrispondenza. Sull’Alfetta blu di servizio si era diretto verso l’ufficio postale del paese. Come sempre, da solo. Quello che non sapeva, era che girato l’angolo di piazza Cialdini, alle 9.45, si sarebbe ritrovato in mezzo a una rapina a mano armata. Un’operazione di esproprio proletario, come si apprenderà successivamente, dato che i rapinatori erano 8 terroristi. L’auto del maresciallo era stata crivellata dalle raffiche di kalashnikov. Valerio Renzi era morto così: aveva 44 anni. Ieri, per i 40 anni da quella tragica data, a Lissone si sono ritrovati la vedova Anna Evangelisti e i due figli, i rappresentanti dell’Arma locale in servizio e in congedo, gli Amministratori locali con la sindaca Laura Borello e una rappresentanza delle Associazioni d’Arma, della protezione civile, dei vigili del fuoco e della Croce Verde Lissonese. Dopo la messa celebrata da don Tiziano Vimercati, un corteo si è recato in piazza De Gasperi, dove due carabinieri in Grande Uniforme Speciale hanno depositato una corona in alloro sul monumento in onore di Valerio Renzi. E la vedova ha proceduto quindi alla scopertura di una targa.

Dario Crippa