
Freddie Little vs Carmelo Bossi
Monza, 16 febbraio 2020 - Erano anni cui la noble art , il pugilato, era una delle discipline sportive più amate e seguite al Mondo. Negli anni Settanta, gli incontri di campioni del calibro di Muhammad Ali o George Foreman, o degli italiani Sandro Mazzinghi e Nino Benvenuti, erano spettacoli capaci di appassionare e richiamare l’attenzione di migliaia di spettatori.
Anche in Brianza il pugilato era praticato e di tanto in tanto si vedevano organizzare match di un certo spessore. Come all’ex cinema Ponti di Monza (oggi Teodolinda), dove aveva combattuto addirittura l’attore con la passione per la boxe Walter Chiari. Forse non tutti ricordano però che nel 1970 proprio a Monza venne ospitato addirittura un match con in palio un titolo mondiale. Quella volta il ring prescelto venne allestito nel tempio del calcio monzese, il mitico stadio Sada.
Ad affrontarsi sono il pugile afro-americano Freddie Little, campione mondiale dei pesi medi junor, e il milanese Carmelo Bossi. Freddie Little è soprannominato “Il Professore” per la sua boxe molto tecnica e ragionata, razionalissima ed essenziale. Uomo di discreta cultura, e per questo al di fuori dalle convenzioni pugilistiche, ha già un curriculum di tutto rispetto nel momento in cui sbarca a Monza, fatto da 46 vittorie, 30 delle quali ottenute per KO; dall’altro il milanese Carmelo Bossi, medaglia d’argento alle Olimpiadi di Roma del 1960 nei pesi welter, già campione italiano e campione europeo, è a caccia finalmente di un titolo mondiale. A 31 anni di età, per “Melo” Bossi si tratta dell’ultima occasione. Grande lottatore, non ha il colpo del ko nel suo repertorio, ma è uno che ragiona. Tecnica raffinata, ha costruito la sua fortuna con un pugilato fatto di attesa, intelligenza, colpi di incontro e soluzioni raffinate. Qualche anno prima in molti avevano dato la sua carriera per conclusa, dopo un KO subìto dal quale era uscito con la mascella fratturata in tre punti.
Non era tipo da mollare, però. Milanese, figlio di un fruttivendolo e di un’impiegata delle poste, aveva iniziato a tirare di boxe a 16 anni e indossare la cintura mondiale era sempre stato il suo sogno. Pochi mesi prima, il 31 ottobre del 1969, Carmelo Bossi aveva già incontrato il campione del Mondo in carica dei pesi medi junior ma in un incontro non valido per il titolo. Alla seconda ripresa, dopo uno scambio concitato, i due avversari si erano colpiti con una testata. Solo che se quella testata non aveva lasciato segni evidenti sull’americano, aveva richiesto l’intervento medico per il boxeur milanese. Tanto che alla fine il medico aveva decretato per quest’ultimo l’impossibilità di proseguire e l’arbitro aveva assegnato a Freddie Little una vittoria per ferita giudicata da parecchi, esperti e non solo, quantomeno discutibile. E aveva suscitato la rabbia e la voglia di rivalsa di Carmelo Bossi. I due pugili erano dunque destinati a incontrarsi ancora una volta per chiudere definitivamente i conti, e questa volta con un titolo mondiale in palio. L’attesa viene alimentata dalla presenza in città - nei giorni precedenti il match - del pugile americano, che non stenta a farsi incontrare in giro, mentre passeggia con noncuranza quasi spocchiosa per le vie del centro, seguito con curiosità e reverenziale timore giornalisti e curiosi.
La storia del match dell’8 luglio assume contorni di particolare emozione. In una Monza avvolta da un caldo opprimente, l’incontro procede lento ed equilibrato, con i due pugili che sembrano controllarsi senza aver voglia di rischiare troppo. Se vuole vincere, però, Bossi sa che deve fare qualcosa di più, e davanti a un pubblico teso come una corda di violino, negli ultimi quattro round accelera e mette alle corde il campione. Anzi, riesce perfino ad atterrarlo con un destro tanto fulmineo quanto pulito, anche se per una controversa scelta del giudice, la caduta viene interpretata come conseguenza di uno spintone e di una scivolata. Non di un pugno. Tanto che l’americano non viene neppure contato. La rabbia dei dodicimila spettatori del Sada assume contorni quasi preoccupanti. La tensione è altissima.
Quando si arriva al termine delle 15 riprese, però, non ci sono dubbi. I cartellini sono tutti dalla parte di Carmelo Bossi, che trionfa addirittura con 4 punti di vantaggio. Il pugile italiano è il nuovo campione del Mondo. Il pubblico monzese in visibilio: un campione mondiale, italiano, è stato decretato proprio davanti ai suoi occhi. Bossi riuscirà a mantenere il titolo mondiale ancora per qualche mese: vince ai punti nella prima difesa contro lo spagnolo José Hernandez grazie a un verdetto di parità, ma la sua carriera troverà la fine poco dopo nel match contro il giapponese Koichi Wajima a Tokyo, il 31 ottobre 1971, quando Bossi si ritrova sconfitto con un verdetto sfavorevole (e controverso) ai punti . Sarà il suo ultimo match, a cui seguirà il ritiro. Con 40 vittorie (10 per ko), 3 pareggi e 8 sconfitte, Carmelo Bossi avrebbe sempre serbato nel cuore il ricordo di Monza, il punto più alto della sua carriera, il suo capolavoro. Carmelo Bossi è morto nel 2014 all’età di 74 anni. Viveva sempre a Milano, aveva un bar proprio dove oggi sorge il Blue Note, il tempio del jazz. Si racconta che “Melo”, schivo e gentile, si ricordò all’improvviso di quando era campione il giorno in cui - anche se era ormai in là con gli anni - con un destro stese un bandito che aveva appena rapinato un’anziana coppia vicino al suo locale. Freddie Little ha 83 anni ed è ancora in vita. Chissà se ricorda quel torrido giorno vissuto a Monza, quando lo stadio Sada ospitò l’unico match mondiale della sua storia.