
Correzzana, tre intermediari finanziari si erano rivolti al clan dopo aver subito intimidazioni. La vicenda risale al 2018 ed è legata a un’operazione sospetta con un commercialista calabrese.
"Mai ricevuto minacce dagli Oppedisano, ci hanno chiesto 20mila euro per andare in Calabria a sistemare la questione e poi ci avevano proposto una collaborazione negli affari con relativa compartecipazione agli utili, ma non se ne è fatto più nulla". La "questione" da risolvere capitata nel 2018 a tre promotori finanziari era quella di avere partecipato a un’operazione sospetta di giroconto di 250mila euro con un commercialista calabrese ritenuto vicino alla ‘ndrangheta, con lo studio in piazza Duomo a Milano. Il professionista sosteneva di avere messo i soldi in cassaforte, denaro poi sparito. Gli intermediari erano stati convocati negli uffici. "Ci ha detto che al posto dei soldi c’erano dei pezzi di carta ed è arrivato un uomo che ha detto di essere parente di mafiosi e che quei soldi glieli dovevamo ridare". Per uscire indenni da questa intimidazione i tre si erano rivolti alla, secondo l’accusa, "protezione-estorsione" di Michele e Pasquale Oppedisano, padre e figlio, il primo già condannato nel processo Infinito perché a capo della Locale di ‘ndrangheta di Erba, e ora imputati insieme ad altri 4 in un processo che si tiene al tribunale di Monza perché la base operativa della presunta rete mafiosa del Comasco è stata ritenuta il supermercato “Paper market” (nella foto) con sede a Correzzana.
L’inchiesta della Procura della Dda di Milano si è conclusa con gli arresti nel 2021. Le accuse sono a vario titolo associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di beni e valori e appropriazione indebita, nonché bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. Al dibattimento, dove si è costituita parte civile WikiMafia, la prima e più grande enciclopedia sulle mafie, fondata a Milano nel 2012, ieri le pm milanesi Paola Biondolillo e Sara Ombra hanno sentito uno dei promotori finanziari, che non si sono costituiti parti civili. "Non sapevamo niente di quei soldi, ma ci hanno minacciato - questo il racconto in aula -. Uno di noi in seguito è stato chiamato ancora in ufficio dove gli è stata puntata una pistola al collo. A un altro sono arrivate telefonate di minaccia e gli citofonavano a casa di notte". Tramite conoscenze sono arrivati proprio al “Paper market” a Correzzana. "Lì abbiamo conosciuto Pasquale Oppedisano - continua il racconto - Ci siamo incontrati con il commercialista noi insieme a Michele e Pasquale Oppedisano nel ristorante a Milano della moglie dell’ex calciatore Giuseppe Sculli, c’era anche lui seduto a tavola. Da allora non abbiamo più sentito nessuno". Si torna in aula a maggio.