Monza, scandalo protesi al ginocchio a processo. Era stato un medico a denunciare

La circostanza è emersa dalla prima testimonianza al dibattimento al Tribunale di Monza dove 22 pazienti si sono costituiti parti civili nei confronti dei chirurghi ortopedici Marco Valadè e Fabio Bestetti

La pm della Procura Manuela Massenz

La pm della Procura Manuela Massenz

Monza, 2 dicembre 2023 – È stata la denuncia di un medico a fare aprire l’inchiesta che ora ha portato al processo per le presunte lesioni gravi ai pazienti per le protesi al ginocchio, per cui però già cinque imputazioni sono state cancellate dalla prescrizione.

La circostanza è emersa dalla prima testimonianza al dibattimento al Tribunale di Monza dove 22 pazienti si sono costituiti parti civili nei confronti dei chirurghi ortopedici Marco Valadè e Fabio Bestetti e che vede come responsabile civile il Policlinico di Monza dove erano in servizio i due medici.

La testimonianza è stata quella di un maresciallo che ha svolto le indagini: "Tutto è nato dall’esposto di un medico di una struttura privata ma convenzionata con il servizio sanitario nazionale, che indicava fatti di frode ai danni dello Stato", ha spiegato l’investigatore.

L’inchiesta ha aperto il coperchio su reati di corruzione per cui Valadè e Bestetti hanno patteggiato pene tra i 3 anni e 4 mesi e i 2 anni e 8 mesi, concordate con la pm della Procura di Monza Manuela Massenz, insieme al responsabile commerciale in Italia dell’azienda francese delle protesi Ceraver, Denis Panico e alla stessa società per il primo filone dell’inchiesta, per cui resta ancora alla sbarra (ma per corruzione per atti non contrari ai doveri di ufficio) il chirurgo ortopedico Claudio Manzini, luminare nei traumi al ginocchio, oltre a tre dirigenti francesi della Ceraver e il responsabile commerciale per la Lombardia Marco Camnasio. Secondo le indagini della Finanza di Milano, Panico e Camnasio, con il placet dei tre dirigenti francesi, sarebbero stati i promotori e organizzatori dell’associazione per reclutare medici disposti a scegliere le loro protesi, offrendo denaro e altre utilità. Poi si è aperto anche il filone di indagine relativo a presunte lesioni personali gravi. Ben 91 gli interventi chirurgici ritenuti sospetti, ma molti episodi risalgono ormai al 2014 e 2015. A Valadè sono stati contestati 76 casi (di cui 5 già prescritti), a Bestetti 15. Tre le parti civili che si sono costituite nei confronti di Bestetti e 19 nei confronti di Valadè.

Le prescrizioni rischiano di susseguirsi nel corso del processo, anche se la Procura ha contestato l’aggravante delle lesioni come conseguenza del reato di corruzione che sposta un po’ in avanti i termini del colpo di spugna. Dal canto loro gli imputati sostengono di avere agito solo per il bene dei pazienti.